immagino che ricominciando a pubblicare disegni e lavori grafici il blog ritornerà almeno in parte ai ritmi di frequentazione precedenti /
questo a me interessa poco
quello che spero è che i vestiti cambino, che muoiano e diventino un’altra cosa
perchè non esprimono che minimamente quello che provo e che popola le mie visioni

molte persone pensano a un vezzo modaiolo, la gran parte vogliono piacevolezza
mi chiedono di pubblicarli su riviste di moda e di tendenza / a volte accetto, altre no

realizzare questi disegni dovrebbe diventare un modo per sbarcare il lunario?
dovrei fare ciò che mi riesce facile per guadagnare denaro e tralasciare i pensieri più importanti?

poi c’è la questione della definizione formale, dello stile
a tratti mi sembra di non esistere, di non essere riconoscibile, di non possedere un’identità che si esprima chiaramente attraverso il lavoro grafico / sopravvive più o meno latente la sensazione di essere costituita da parti altrui, da stili altri che si mescolano indefinitamente

non che questa cosa mi dispiaccia
in fondo è la sintesi del mio tempo, una costante ininterrotta contaminazione

…ma l’utilità?
si è perso il senso di necessità del lavoro, il fare generosamente e non in modo frivolo /
questo mi detiene e non mi consente di lavorare con piacere: l’idea di non realizzare qualcosa che sia utile, l’idea di produrre cosmetici
non è il momento, per i cosmetici – le nostre vite ne sono già piene, sature
ci vuole sostanza, il gesto dovrebbe tornare ad essere politico
il mio pensiero, da quando mi alzo a quando vado a dormire, è costantemente un pensiero politico e non riesco a liberarmi di una serie di domande e di una grande quantità di pesi e di dolori

perchè allora il lavoro visivo deve rappresentare l’eccezione, perchè questa frivola via di fuga?