monthly archives: giugno 2010

il bianco – confonde le stagioni

044-06-2010
bianco
045-06-2010
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041-06-2010

non ho mai dovuto occuparmi del lato scomodo delle cose
c’è sempre stato qualcuno che provvedeva, e che oltretutto mi tirava fuori dai guai

non so perchè oggi scrivo questo, ma in fondo anche in occidente per lungo tempo è stato così
forse a molti non piace l’immigrazione perchè ha rivelato definitivamente  il lato più faticoso e difficile del (nostro) mondo
perchè abbiamo sotto gli occhi tutti i giorni quelli che sbrigano le faccende peggiori
quelli che puliscono là dove sporchiamo e abbiamo sporcato senza preoccupazioni di coscienza
adesso per far funzionare le cose bisogna finalmente anche noi affondarci le mani, faticare, aspettare
soprattutto non si deve continuare a pensare che le cose inestetiche e difficili accadranno altrove
eppure – c’è chi ancora sogna solo borsette e profumi

quando attraverso la campagna non mi sento di contraddire tutto questo
ma so bene che osservare un campo da una corriera e attraversarlo a piedi son cose diverse
a me camminare in mezzo alla natura provoca ancora una intensa vertigine
perchè in quei momenti nessuno provvede e nessuno mi protegge

durante l’ultima settimana il grano non è più biondo – ha cominciato ad arrossire
le macchine hanno reciso molte spighe lasciandole a terra ad asciugare
certi colori intensi ricordano van gogh

la parola terra ha molti odori e una consistenza che varia di giorno in giorno
.

canetti
038-06-2010
039-06-2010
043-06-2010

parole / elias canetti

I
non c’è (più) niente di intimo nella scrittura quotidiana
niente che possa o debba destinare a un diario privato

II
zone d’ombra e di luce – pare non vi sia una così netta distinzione in me
mentre fuori, l’estate provoca tagli drastici – e scalda

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il suo giardino selvaggio,  i semi di huayruro e quella rosa sul balcone, fluorescente nella foschia ….

030-06-2010
031-06-2010
032-06-2010camus
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110610 1232
nel bel mezzo della fioritura estiva c’è qualcosa che invecchia
i pensieri (anche loro) non portano il busto – sono incorreggibili
ma il caldo provoca uno stato di sospensione – attenua le prospettive

la normalità di ogni oggetto risalta nella canicola iperrealista
non è arte non è epica – è la logica frugale dello sguardo sospeso
una fibbia è una fibbia, traccia un’ombra ed è definita nitidamente nel suo profilo che non è (più) barocco o dozzinale, ma limite indifferentemente tragico tra vuoto e pieno

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poi torno, e scopro per caso parti di città dove ti sembra di essere altrove

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credo che alcune canzoni di andrew bird mi piacciano perchè ricordano le atmosfere musicali tipiche di beck ai tempi di mutation

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sigmar polke 1941-2010  R.I.P

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something / red su GAMMM

028-06-2010 (altro…)

a volte capita che pranzi all’aperto, dopo la scuola
uno di quei locali dove un tocco di estro e sapienza rende speciali anche i piatti più semplici

poi ci sono i profumi della campagna, l’odore del fieno, il ronzio dei primi insetti estivi
… e l’assenza di fretta:  in questi giorni ho proprio bisogno di parentesi calme che chiudono fuori ogni altra cosa

lentamente, con il gonfiarsi della luce, torna la voglia di lavorare a nuovi disegni

dotted

016sat-07-2010
023-07-2010pavese (altro…)

ogni giorno, ancora per poche settimane, arrivo presto la mattina e attraverso campi strade e piazze di questa città stellare /
non sempre, ma capita che prenda il treno, ed allora una volta scesa, dalla stazione fiancheggio campi di grano e le pendenze soffici dei bastioni, imbocco la porta orientale e cammino per qualche centinaio di metri lungo le mura, sul retro di alcuni blocchi residenziali / la scuola sta in fondo, dopo l’ultima polveriera, seminascosta dalla vegetazione estiva /
altre volte capita di camminare fino alla piazza in cerca di un caffè, e di sedermi per qualche minuto a osservare la città che si sveglia e il sole radente che ancora non irrita lo sguardo /
la raggera delle strade conferisce allo spazio un’attitudine dispersiva, le altezze dissipate in una fuga ottica verso l’esterno che nemmeno la cerchia di mura riesce ad intralciare, e questa sensazione mi pare possieda virtù di sedazione, come se ogni cosa subisse una più o meno sensibile dilatazione, compreso il tempo /
tutto sembra più largo e spazioso, ma si percorre con sorprendente facilità, in un gioco di lenti invisibili che alterano le distanze /
lo spazio rado disperde le voci, i rumori, le musiche / le strade secondarie sono spesso deserte /
a mezzogiorno non ci sono ombre, le cimase esigue proiettano giusto una fascia sottile di scuro che nemmeno sfiora le ultime finestre, là in alto / ed allora ogni cosa si dilata al suo massimo in un miracolo lenticolare …

dotted

010-07-2010
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