1.

la prima volta che ho ascoltato una frase del genere è stato qualche anno fa in una scuola media, durante un consiglio di classe con i genitori – un insegnante (donna – ndr) volle rassicurare un papà preoccupato dalle prime attenzioni del figlio per le ragazze con la battuta: meglio se gli piacciono le ragazze no? pensi se fosse gay!
allora sottolineai con poche parole e tono seccato l’inopportunità di quella battuta ed evitai di andare oltre / mi trovavo nell’entroterra pragmaticamente leghista dell’alto friuli e simili infelici esternazioni erano all’ordine del giorno

qualcuno stamattina su un giornale (il foglio?) suggerisce di cogliere il senso machista della sgradevole battuta del premier, anziché sottolinearne gli aspetti omofobi – si tratterebbe di una boutade, parole dette con leggerezza e quasi con innocenza (tra l’altro, ancora una volta è una donna a firmare l’articolo – e sono molte le donne che, contro ogni logica di genere ed ogni possibile idea di progresso ed emancipazione, amano e sostengono il nostro minuscolo presidente del consiglio)

la verità è che ci troviamo in un paese che tollera, non in un paese che rispetta
la chiesa ci ha insegnato la tolleranza senza riconoscere che in tale atteggiamento è implicita una componente di sopportazione, la sanzione di uno stato di inferiorità dell’omosessuale o più in generale del diverso

{ esempio: pochi giorni fa leggevo le parole di un amico non sospetto, che dopo aver involontariamente scritto sul suo blog qualcosa di particolarmente lusinghiero in merito a un altro uomo sentiva il bisogno immediato di sottolineare che tali parole non celavano alcuna forma di attrazione omo …fosse mai! }
ecco ancora una volta il pregiudizio che fa capolino, la paura di veder sminuito il proprio ruolo di maschio italiano, accompagnato dal sollievo di non esser parte di una categoria degna di una sottile forma di compassione più che di rispetto

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2.

dal nostro vocabolario è sparita l’indignazione, insieme alla capacità di discernere quali sono le cose di cui sorridere o ridere e godere e quelle che invece e purtroppo sottendono problemi più gravi – inoltre sparisce progressivamente la capacità di collocare i fatti in un contesto storico di maggior realismo, evitando il sensazionalismo vorace che impone un continuo refresh dello stupore, come affermava giustamente ieri in un’intervista, citando scurati, il direttore della stampa mario calabresi

in questi ultimi mesi sui giornali si susseguono senza sosta notizie trucide di cronaca mondana
sembra quasi che (anche all’opposizione) gli elettori ne abbiano bisogno, che godano nello scoperchiare aspetti sconvenienti della vita dei politici che contestano
la linea tra indignazione e malizioso godimento è sottile ma definita
(così come quella che separa il bisogno di informazione dal pettegolezzo)
personalmente non riesco ad ascoltare compiaciuta certe infamie (tristemente reali, presumo) nella speranza che provochino la caduta del governo in carica senza che l’elettorato abbia potuto o saputo nel frattempo conoslidare posizioni di reale opposizione politica
questo parterre di disgustose mondanità cela l’assenza di un dibattito politico costruttivo e serio e l’incapacità di dare forma e sostanza a programmi coerenti da entrambe le parti
soprattutto mi preoccupa che il discorso si mantenga solo e sempre su un piano televisivo, commerciale, deperibile – ormai le differenze tra un comune talk show e un incontro tra esponenti politici sono minime – questo autorizza gli spettatori ad utilizzare le stesse logiche e modalità per consolidare la propria opinione in merito a temi che dovrebbero assumere tutt’altro spessore
non è infatti pensabile che una gran percentuale di elettori sviluppi le proprie consapevolezze politiche utilizzando con superficialità gli stessi criteri che sono plausibili nell’assimilazione di contenuti secondari e spettacolari, quali appunto quelli che vengono ininterrottamente trasmessi da programmi televisivi e talk show
tutto questo ha a che fare con il progressivo svilimento culturale avviato da un benessere inconsapevolmente goduto a partire dal dopoguerra in qua, e come scriveva qualcuno molto lucidamente in un commento (qui), più che di cultura (quanto di mondano trascina con sé ormai questa parola?) forse dobbiamo ri-cominciare a parlare di lavoro culturale

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nota
e poi diciamocelo, anche qui sul blog ciò che riscuote maggiori consensi non è certo il materiale a sfondo socio-politico: piacciono e vengono divulgate le foto gradevoli, i disegni e qualche canzone, a volte una frase romantica uscitami per sbaglio e poco altro
sono davvero rare le eccezioni a questa fruizione di stampo edonista
il dibattito si svolge altrove – quando si svolge
forse dovrei chiudere perchè ho la nausea
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