monthly archives: marzo 2011

[ senza il tempo necessario a sedersi e scrivere ]

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1

rodger coleman ha un blog su cui pubblica articoli interessanti, buona musica e ottime playlist con gli ascolti della settimana che costituiscono per me un’imperdibile fonte di ispirazione / potete trovare anche le annotazioni in merito alla tipologia di ascolto > macchina o Ipod /
ma soprattutto: molti articoli sulla musica del grande sun ra (a cui rodger dedica spesso le sue domeniche) da cui attingo informazioni preziose – e più in generale una discreta sintonia con i miei ascolti recenti

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2

prendo esempio ed allego un piccolo elenco con le musiche dell’ultima settimana
ascolti e riascolti / pochi ma (quasi tutti) buoni

lloyd miller & the heliocentrics
jason adasiewicz – sun rooms
nicolas bernier – courant.air
carla bley – dinner music
radiohead – the king of limbs / (non sono arrivata in fondo)
sun ra – jazz in silhouette
sun ra – lanquidity
sun ra – solo recital al teatro la fenice (1977) / (bellissimo!)
mccoy tyner – extensions
kip hanrahan – tenderness
sharon jones & the dap-kings – 100 days 100 nights

nel lettore mp3, dopo una lunga pausa, anche un po’ di doowop

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3

lei invece, si è aperta una radio – detitolata ma geniale

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4

… e il quintetto op. 44 di schumann, ne vogliamo parlare?

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… non l’unica

frammenti dal deserto
rincaso che è quasi ora di cena – i negozi stanno per chiudere, si ascoltano già i clangori delle prime saracinesche abbassate e c’è un tale fermento di coppie e persone che vanno veloci, o che telefonano per organizzare la serata – alcuni iniziano con naturalezza la notte del fine settimana passeggiando abbracciati per le vie del centro

passando con l’autobus lo intravvedo acquattato all’ombra del portone (non si espone volentieri e preferisce gli anfratti dove nascondersi e guardare non visto) – sicuramente sta aspettando qualcuno che viene a prenderlo in macchina – nell’aura di luce vaga del lampione riesco a scorgere il suo giaccone di crosta leggermente rigonfio sulla pancia dove tiene le mani affondate nelle tasche – è un’immagine oscura rubata con la coda dell’occhio, mentre l’autobus si prepara a inabissarsi nella periferia

a quest’ora verso la stazione i neri sostano in gran numero sugli usci dei negozi africani con il cellulare incollato all’orecchio e le russe di mezza età si salutano a voce alta e si affrettano verso casa /
spostandosi verso il margine è già prossimo il diradarsi dei fremiti luminosi e dell’eccitazione urbana – ma in centro, in centro c’era un tale fermento nell’aria, un fermento che mi escludeva come uno schiaffo dolce e prolungato, perentorio

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I

mi alzo tardi, faccio colazione a mattina inoltrata
il retrogusto della precarietà finanziaria scivola nella tazza insieme al tè nero assam che invece riconduce il palato a vecchie abitudini più agiate, quando potevo permettermi di spendere per un pugno di foglie aromatiche e preziose

U

delle amicizie che si infrangono prima di respirare
prima di avere forma e sostanza
quando le chiamiamo ancora con il nome provvisorio di un’ombra instabile e portiamo appresso il presagio del loro profumo più che la consistenza

W

periodi che percepisci come interminabile serie di commiati definitivi, sanzione dello smettere di anime preziose
il mondo della cultura e dell’arte sempre più simile a un contenitore bucato da cui le voci sfuggono incessantemente
———( – il ricambio: penosamente scarso …)

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less than silence, space bar

non è certo scrittura – spurghi piuttosto, piccole emissioni di materia verbale quasi solida,  per come è concentrata e inscalfibile
naturalmente non riesco a trarre beneficio da queste piccole concrezioni mute, anodine, che non si mescolano e non partoriscono,  supposte che entrano intere ed escono intere
ciò che non si scioglie in altro non esiste, mi viene da pensare

(successivamente immaginare le possibili forme di scioglimento, sgretolarsi tenero della materia durante minuti o millenni, provare ad organizzare una tassonomia della dissoluzione)

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