qualche giorno fa insieme a luca e salvatore si è deciso di occupare un post sul blog di abitare /

è stato scelto intenzionalmente un articolo apparentemente ambiguo e controverso su cui postare, indipendentemente dai contenuti di partenza, commenti circa un ipotetico progetto di contaminazione del web che andrebbe a ri-generare spazi poco sfruttati al fine di produrre ambiti di discussione in merito alla cultura e all’editoria online /
emerge la possibilità di rioccupare luoghi della rete che non funzionano, perchè poco interessanti o scarsamente vissuti, per ricostituirne la qualità e rivitalizzarli, sia attraverso l’inserimento di nuovi argomenti che con la revisione critica di quelli preesistenti

[nota: questa riflessione è stata illuminante, perché spostando il tiro verso una situazione più generale, mi è di aiuto per compiere un’analisi degli strumenti di mobilitazione politica attualmente a nostra disposizione, ma di questo parlerò in un post successivo]

da luca arriva la proposta interessante e piuttosto radicale di riscrivere gli articoli in calce a sè stessi, una post-produzione del web che potrebbe generare un curioso rimescolamento dei contenuti, destabilizzandoli deviandone la traiettoria e rifrangendone il senso /
qualcosa sta prendendo forma molto lentamente, con scarti e aggiustamenti progressivi, anche se per decollare in forma più chara e definita questa iniziativa avrà bisogno del suo tempo, perchè si crea l’inevitabile esigenza di prendere le misure, spargere la voce, realizzare spazi online dove raccogliere il materiale e mappare gli interventi /

per ora mi piace il fatto che sia un’operazione del tutto fuori catalogo, editoriale nel suo essere contro-editoriale, avversa a una fruizione statica per costringere i lettori a qualche misteriosa forma di dedizione e di impegno migratorio / operazione che oltretutto, sfidando ogni evidenza, investe (e questo a mio parere è l’aspetto più ardito) su una funzionalità dell’area blog oramai quasi obsoleta: i commenti!

si diceva – ma anche questa è faccenda controversa – che dovrebbe essere un’intervento che si pone in termini politici, destinato a disseminare frammenti di coscienza ed approfondimento culturale in spazi non propri (o comunque non prediposti), con l’obiettivo di rivitalizzazione o riqualificazione, provando in tal modo a sottolineare e definire nuove possibili modalità di organizzazione e trasmissione dei contenuti sul web / questione più che mai spinosa, ora che si delinea con sempre maggior livore l’intenzione del governo di operare in termini restrittivi sulla comunicazione con l’intento esplicito di arginare in modo censorio qualsiasi focolaio di controinformazione /

la partecipazione al progetto è libera, ma come ho scritto su abitare qualche giorno fa “mi piacerebbe che questi fossero micro-spazi di condivisione culturale, e per realizzare tale obiettivo nel modo migliore e perseguire dei risultati concreti c’è bisogno che ogni parola, ogni pensiero, ogni slancio, sia risultato dell’impegno e della consapevolezza nei confronti di questo piccolo bene collettivo”

dunque:
no faccine vacue
no perditempo
no zuzzerelloni
si possono segnalare link, progetti, articoli e qualunque fonte che porti a definire meglio zone atipiche di condivisione e di sperimentazione culturale che dovrebbero rappresentare un esercizio di riscrittura ma prima ancora un momento di definizione e rafforzamento culturale
presumo si possano nel tempo organizzare anche incontri e focolai di occupazione a livello locale, pomeriggi di discussione o revisione dei contenuti, svolti vis-a-vis secondo modalità che a me non dispiace affatto definire situazioniste per alcune ragioni (la critica alla spettacolarizzazione, il movimento sul territorio, l’estetica coniugata elegantemente con la politica), nonché momenti di convivialità creativa e condivisa, aprendo per esempio gli spazi privati a un utilizzo rivolto alla collettività

 

 

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