monthly archives: dicembre 2011

leggo su un blog il titolo di un post:
20 album che mi hanno cambiato la vita

detesto queste liste perché non riesco mai a uscirne, mi arrovello a compilare elenchi in perenne revisione, e quasi 50 anni di musica da raccontare in 20 dischi sembrano davvero troppi – in ogni caso, mi dico, provarci non è la fine del mondo

ecco qua – tutta d’un fiato, senza pensarci troppo
in ordine sostanzialmente aleatorio

…e chissà quante cose mancheranno
(e chissà quante volte la riscrivo…)

01. edoardo bennato – io che non sono l’imperatore
02. ivan graziani – agnese dolce agnese
03. blind faith – blind faith
04. genesis – genesis live
05. brian eno – here come the warm jets
06. patti smith – easter
07. elvis costello – punch the clock
08. everything but the girl – eden
09. lucio battisti – anima latina
10. julian cope – peggy suicide
11. prince – around the world in a day
12. sergio caputo – un sabato italiano
14. joni mitchell – wild things run fast
14. cocteau twins – treasure
15. elvis costello – the juliet letters
16. fat boy slim – you’ve come a long way, baby
17. radiohead – ok computer
18. massive attack – mezzanine
19. beck – mutations
20. steve reich – music for 18 musicians

 


nota in calce:
I
il disco di bennato e quello di reich sono gli unici ad avere una posizione del tutto non casuale nella lista: il primo segna in qualche modo l’ingresso nell’adolescenza, gli albori della scelta autonoma rispetto al background familiare / music for eighteen musician sancisce invece l’ingresso – probabilmente più consapevole e definitivo – in una fase in cui l’ascolto si è fatto  approfondito e mirato, le scelte maggiormente escludenti

II
va motivato il fatto che in questa lista non compaiano dischi di musica classica, contemporanea o jazz, eccettuato al nr 20: probabilmente, se non avessi separato i diversi ambiti della mia formazione (che si sono amalgamati solo dopo la fase “steve reich” della consapevolezza), difficilmente sarei arrivata in fondo

… ma a voi che importa di tutto questo?

03.02.2012
eggià … avevo dimenticato joe jackson





La scala d’accesso non era alta. Avevo contato i gradini mille volte, sia nel salire che nel discendere, ma il numero non l’ho piú presente, alla memoria. Non ho mai capito se si doveva dire uno col piede sulla strada, due con l’altro piede sul primo gradino, e cosí via, o se la strada non doveva entrare nel conto. Una volta in cima ai gradini, m’imbattevo nello stesso dilemma. Nell’altro senso, voglio dire dall’alto in basso, era letteralmente la stessa storia.
SAMUEL BECKETT

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*buon natale to all of you*

be back in a few days

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I
nel sogno il mostro indossava scarpe da donna con il mezzo tacco e la città poteva sembrare roma (o persino parigi) – una ville di soffitte, abbaini barocchi, e fantasmi

ma le sedie erano assommate ai bordi di una stretta strada di paese, come per una parata locale / giravo la testa e il mostro era lì, seduto alla mia sinistra a un paio di sedie da me, con le sue decolletèe in camoscio grigio che sbucavano dai  pantaloni di flanella insieme a un frammento di caviglie pelose

la sua momentanea indifferenza mi turbava più della consueta voracità, ma avevo altro a cui pensare perchè nel frattempo spettri invisibili e capricciosi mettevano in moto vecchi macchinari e spostavano oggetti in qualche soffitta polverosa di roma (o di parigi)

II
intanto i ricordi bruciano come scottature fresche, sono cartoline bollenti che non posso toccare senza provare qualche più o meno marcata forma di sofferenza

muore havel, “finisce” la guerra usa in iraq
cosa comincia?
cosa comincio?
come togliere certi mostri dai miei sogni (e perchè sono lì)?

e come lo pago l’affitto di gennaio?
“a natale regala un sorriso” – dice la banca
(forse perchè conosce il mio estratto conto)

III
pensare con i segni è (sempre più) difficile
questa indole(nza) taciturna prevede piuttosto il vuoto di pagine grigie
e tagli sottili …

[merricristmas? / fanculo]

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è da stamattina che ho un dolore allo stomaco, mi hanno detto che sono crampi, io non ci credo del tutto. io vicino al cuore non voglio sentire niente, nemmeno lo struscio di una piuma. il petto è il mio campo minato
ARMINIO
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l’unica cosa preziosa di questo natale sono due genitori molto anziani ma ancora in grado di viverlo in piena dignità psico-fisica; il resto è inutile commercio, rumore, spreco (anche lunghe camminate accidentali, qualche ninnolo magico e tanti biscotti)

la condizione umana si frappone inevitabilmente tra me ed ogni forma plausibile di felicità; ugualmente si fa del proprio meglio per galleggiare (quasi sorridenti) in una tazza di tè corretto col latte

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