I
mentre cammino – in strada lo stesso profumo che usciva dalla cucina della casa paterna (non lo stesso, in effetti, ma uguale)
profumo di sughi consistenti e di spolert – pane lasciato ad abbrustolire nel cassetto laterale della stufa insieme alla teglia rotonda di stagno con le pere che caramellavano

la parola quasi sempre è nostalgia
ed in effetti mi trovo a ricordare, ricordare, incessantemente – vivo immersa nel pensiero di quello che non c’è più, le cose perdute, sperimentando uno struggimento che a tratti diventa particolarmente acuto, quasi un dolore

II
un mondo invaso dalle badanti
come facevamo prima?
probabilmente ci prendevamo cura personalmente dei nostri anziani, senza alleggerire il carico

mia madre nel sogno partiva per andare ad assistere una zia malata – non ce la può fare, pensavo, lei già cosi avanti con gli anni, a prendersi cura di un’altra vecchia
ognuno dei miei sogni sembra essere un modo per andare incontro al destino dei commiati, un modo per avvertirmi, un training sfaccettato e metaforico del congedo – dei congedi

 

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