al visionario per bella addormentata di marco bellocchio
la misura della dismisura

quattro storie diverse generano un riverbero incessante del pensiero e sollecitano la riflessione mettendo in gioco elementi contrastanti e scomodi in merito a temi talmente complessi da imporre il rifiuto categorico di qualsiasi forma di volgare superficialità – chi si aspettava una storia pedissequa su eluana englaro ha potuto constatare come la questione della sua eutanasia venga trattata distanziandola in forma di cornice, quale elemento vitale che giunge mortificato attraverso il filtro desolante del mondo mediatico e politico (di fatto coincidenti) e che ricorre sistematicamente circondando lo svolgersi dei vari plot
il tema del sonno definitivo o piuttosto quello del risveglio (come ci dice il regista al termine della proiezione) sono considerati da diverse angolature umane al fine di evidenziare la complessità stratificata e aspra della narrazione, che esige altrettante rifrazioni e sfaccettature e che palesa le ombre faticose e spesso tragiche del ripensamento op-ponendo l’amore quale controcanto luminoso di ogni scelta personale
nella visione mai postmoderna o superficiale di bellocchio la bellezza si associa intimamente alle diverse forme di verità, che spesso prendono corpo nell’ombra di silenzi e poetici fraintendimenti, sfiorando un rigore morale coerente, desueto e severamente gentile, che non agisce in quanto ente giudicante (là dove il giudizio radicale andrebbe a precludere troppe sfumature aggirando l’ostacolo senza affrontarlo), ma che persegue un’osservazione acuta e coraggiosa della realtà di cose e persone, rilevando sorprendenti intensità e intrecci difficoltosi da diramare
attraverso i frammenti di alcune vicende personali emergono declinazioni sentimentali cariche di pathos e riluce la commovente inesorabile fragilità che contraddistingue gesti molto intimi (non solo quelli più estremi) ed il loro confine – il bisogno di bellezza e la necessità del bene (anche in questo caso percepito in termini di autenticità e di coraggio personale) spingono talvolta la regia fino ai margini della verosimiglianza, trascendendo il reale per muoversi verso un’astrazione carica di sfumature sottilmente retoriche – così maya sansa è una tossica suicida perfino improbabile, bellissima, capace di impersonare tutti i risvolti del suo turbamento esistenziale senza evocare gli aspetti più realistici e sgradevoli della stressa tossicodipendenza – è una figura antica (evoca ruoli muliebri della tragedia greca) e senza miseria: anche in questa scelta bellocchio sa trascendere il giudizio riduttivamente moralista per provare a catturare frammenti di umanità e poesia
isabelle huppert recita la parte a mio parere più riuscita e scomoda dell’intero film, scoperchia le contraddizioni laceranti e quasi grottesche di una fede impossibile da indossare come una seconda pelle ma che riverbera negli sforzi disperati della volontà (la si vede tra l’altro per pochi momenti, attrice in un film dentro il film, nella scena superba quanto cruenta girata all’interno di un mattatoio con un tripudio cromatico di bianco nero e rosso, tratta dalla storia vera della regina delle camelie di mauro bolognini*)
sempre appropriata la colonna sonora, che in alcuni passaggi contribuisce a conferire leggerezza e respiro alla narrazione, e impeccabili le ambientazioni che propongono tra l’altro un surreale bagno termale disseminato di lumi e candele (ma con lo schermo sospeso che incombe perennemente sulla scena) immaginato all’interno del palazzo senatoriale in cui si svolge uno dei dialoghi più interessanti del film, tra toni servillo e roberto herlitzka
bellocchio coerente e fedele a se stesso non cerca una rigenerazione stilistica di matrice commerciale, prova invece ad affrontare un tema difficile senza snaturarlo o ridurlo a una conclusione statica e moralista, realizzando un capolavoro carico di umanità e per questo in grado di emozionare e turbare lo spettatore

.

*1981




Lascia un Commento

L'indirizzo email non verrà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

È possibile utilizzare questi tag ed attributi XHTML: <a href="" title=""> <abbr title=""> <acronym title=""> <b> <blockquote cite=""> <cite> <code> <del datetime=""> <em> <i> <q cite=""> <strike> <strong>