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I
la minima bellezza che si rivela negli anfratti tra le cose
nelle crepe e dentro le rughe dei vecchi
non sa raccontarla – a nessuno

II
prima cercava di capire come altri potessero vivere la citta’
senza avvertirne l’andatura mediocre, senza soffrirne
adesso si chiede solo com’è che in lei la rassegnazione non germoglia e come sia giunta al punto di soffrirne fisicamente, provando un profondo opaco risentimento corporale nei confronti di ogni minuto trascorso all’interno di quel perimetro inespressivo e monotono

ha imparato che non basta (almeno a lei non basta)
che una macchina funzioni correttamente
c’è bisogno di percepire una speciale vivacità nel motore,
c’è bisogno che quella stessa macchina le parli e le racconti, che le spieghi e che la solleciti
che riveli il suo meccanismo sotto forma di energia

ma forse non era la città / forse era il mondo
e forse non era il mondo ma era / proprio / lei

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che cosa rende viaggio un viaggio?
quanti metri devo percorrere per poter dire di aver davvero viaggiato? quanti passi fanno un viaggio? è viaggio il mio dal bagno alla cucina, da casa all’ufficio postale, da qui a lì, oppure come minimo fino laggiù?
è viaggio se vado a piedi, oppure servono un treno, un’automobile, una nave, per fare un viaggio? servono le ruote, le autostrade, i ponti, i deserti attraversati a dorso di cammello?
e quante ore devono trascorrere tra la partenza e l’arrivo? quanto: un minuto, un’ora, molte ore? dev’essere lungo abbastanza da poter leggere almeno dieci pagine di un libro, bastano cinque, oppure un giornale intero?
è viaggio quello di un quaderno dentro la borsa per tutto il giorno, attraversando stanze, autobus negozi e giardini? gli oggetti viaggiano?
quante facce si devono vedere per poter definire viaggio un certo percorso? quanti sguardi dovrò incrociare per poter affermare di aver viaggiato? quante storie dovrò intersecare, scorgere, o solo sfiorare?
quante case, o ponti, quanti alberi devo contare, quante biciclette, quanti motorini?
e quanti morti?

è viaggio perché sono curiosa
anche se dura poco, anche se è solo dal tavolo alla finestra per guardare fuori e cogliere i viaggi di altri e le loro storie
è viaggio perché ti cambia di posizione e vedi le cose da un altro angolo; perché consumi calorie, tempo, sguardo
perché ti metti il cappotto e perché alla fine lo togli

è viaggio perché sono sospesa tra un prima e un dopo, perché galleggio e perché imparo
è viaggio: quando arrivo non sono più uguale a quando ero partita

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finalmente è arrivato

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