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dedicato ai lavoratori che oggi scioperano, nonostante tutto
con ammirazione ed amore – e con tenerezza

osservando con dolore come ancora una volta gli unici sforzi autentici arrivino dal basso e non da chi dovrebbe avere più mezzi e più potere per conferire efficacia alla lotta

la politica è morta – lunga vita alla politica!

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ultimamente la testa va un po’ dove vuole e nei giorni scorsi tentavo di capire come ci si potrebbe muovere politicamente (mi riferisco a una politica di lotta, non inerente ai partiti) in questa italia così malandata, anche alla luce dell’esperienza piuttosto avvilente della mobilitazione di settembre indetta dalla fiom-cgil /

[ nel frattempo – ancor più deprimente – si son susseguite due giornate di scioperi della scuola, disgiunti, venerdì i cobas, sabato la cgil: …ma dove è finito il limite oltre il quale i lavoratori perdono la pazienza e smettono di farsi prendere in giro dai sindacati?? ]

come ho accennato in un articolo precedente, il progetto “inédite” mi ha offerto lo spunto per alcune riflessioni sulla penosa situazione del nostro paese, considerazioni che forse non troveranno uno sbocco puntuale nella realtà ma che vorrei contribuissero a un’analisi disinibita degli strumenti di lotta e rivendicazione attualmente a disposizione dei cittadini – si tratta di aspetti a tratti marcatamente idealistici, ma non per questo secondari, che potrebbero a mio parere indicarci alcune direzioni plausibili /

mi pare evidente che servono strumenti di lotta diversi, più radicali
lo sciopero di una giornata probabilmente non è adatto a questi periodi di grave crisi del pensiero e della condivisione, ed una delle insidie principali è proprio la sua inefficacia, che va a demotivare progressivamente anche gli strati in precedenza più partecipativi che non ne percepiscono l’utilità concreta e vivono il disagio di rinunciare a un introito prezioso senza che tale contributo personale e finanziario vada a incidere abbastanza significativamente sulla realtà dei fatti / personalmente, al momento mi sento abbastanza presa in giro dai sindacati e dalle loro ridicole e inefficaci contrattazioni e per quanto segua da vicino gli orientamenti della cgil non mi trovo del tutto d’accordo nemmeno con le loro politiche recenti /

al contrario, seguo dal suo inzio con entusiasmo e interesse l’occupazione del teatro valle in roma, che sta offrendo un esempio bellissimo di come si possa convertire un momento difficile in una preziosa esperienza collettiva di arricchimento, i cui valori di fatto prescindono dai risultati possibili, essendo in ogni caso costruttivi in termini di sensibilizzazione politica e culturale / qualunque sia o sarà il destino del teatro e dei suoi lavoratori, tutte le persone impegnate nell’occupazione avranno goduto durante questo periodo di una eccezionale occasione culturale, sociale e naturalmente politica e questo rende il progetto un investimento collettivo in sè stesso /

immagino che una delle scelte possibili in questo momento in italia (se ne son visti numerosi focolai già l’anno scorso) sia quella di riprendersi ciò che ci appartiene – riappropriarsi degli spazi e dei beni pubblici significativamente coinvolti da politiche sbagliate – quegli spazi e quei beni che il malgoverno in atto da moltissimi anni sta convertendo e rovinando progressivamente per costituire una realtà a proprio uso e consumo, a discapito di un paese dove la qualità della vita e delle istituzioni (le due cose son strettamente legate) peggiora irrimediabilmente /
per riagganciarmi a quanto scritto in merito al progetto “inédite”, c’è bisogno di creare una lotta permanente e non di scioperare qualche ora o scendere in piazza una giornata per poi tornare alla propria vita di sempre / c’è bisogno di ribadire fisicamente il diritto a godere dei beni pubblici, piantonandoli al fine di evitarne la morte e la dismissione in favore degli interessi di qualche imprenditore compiacente, al fine di rendere la protesta evidente e capace di far sentire davvero i suoi effetti sui centri di potere / c’è bisogno di occupare le case cresciute sotto l’egida della speculazione, di trovare nuovi spazi per la gente, per i poveri e per quelli esclusi e puniti da questa manovra / non si tratta di cose che dobbiamo pagare, ci sono le tasse per questo, i contributi che abbiamo già pagato e che tuttora paghiamo per uno stato che dovrebbe essere al nostro servizio e fare il bene dei cittadini preservando la salute e la cultura del paese /
sappiamo quanto ciò sia lontano dalla realtà dei fatti

si rende probabilmente necessaria la formazione di comitati di occupazione (niente di militaresco, bensì aggregazioni spontanee e pacifiche di cittadini), gruppi di persone disposte a comunicare attraverso gli spazi fisici i loro diritti, assumendone il controllo fisico collettivamente, prima che vengano definitivamente posti al servizio di una politica sbagliata / fermare alcune attività (compiendo un’occupazione civile e rispettosa delle categorie indispensabili e necessarie) rappresenta una possibilità concreta di azione permanente dove ogni partecipante fornisce un contributo in funzione delle sue possibilità (occupare, cucinare, scrivere, insegnare, suonare, offrire manodopera e materiale) /
si tratterebbe di occupare luoghi strategici, non solo i tetti come accadde l’anno passato, ma i centri della cultura, scuole uffici e fabbriche, parcheggi, teatri e cinema, oppure andando a creare luoghi di aggregazione negli spazi commerciali incistando la lotta in aree scarsamente sensibili – od ancora, progettando sit-in e laboratori permanenti che trasmettano ai cittadini i contenuti e la necessità di un movimento di protesta attivo /

in tutto questo l’invenzione e la creatività svolgono un ruolo sociale imprescindibile, e la lotta per i diritti umani è di fatto molto vicina all’opera d’arte dal momento in cui contiene un valore intrinseco indipendente dal risultato finale, perché costituisce sempre un arricchimento se osservata in una prospettiva storica ed umana

i social network sono e sono stati importanti per la diffusione delle notizie e la trasmissione dei messaggi, per trovare aree di discussione teorica e riscontro su molti temi, ma come ci sta dimostrando il valle c’è bisogno di riassumere una relazione fisica con la lotta politica, una relazione attiva, compromettente e partecipativa /
lo sciopero quale forma efficace di rivendicazione probabilmente è morto
perché non proviamo a mettere il nostro corpo al servizio di una protesta più esplicita, permanente ed efficace? (e ritengo che stia nel permanente l’ingrediente fondamentale che attualmente manca allo sciopero – probabilmente se lo sciopero diventasse permanente allora condurrebbe a un cambiamento, anche se ovviamente non saprei dire in quale direzione) /
proviamo a riprenderci i quartieri e gli spazi pubblici ed a riappropriarci di una politica che non è mai stata realmente al servizio dei cittadini da moltissimi anni a questa parte / non aspettiamoci che i partiti e i sindacati si occupino di risolvere questa situazione, i loro rimedi sono degli inutili palliativi e non cambiano lo stato delle cose, anzi, il più delle volte rivelano forme di pericolosa connivenza /
questa dovrebbe essere una lotta di cittadini che si mobilitano per il bene comune, senza mediazione partitica o sindacale, le istituzioni possono e dovrebbero in ogni caso partecipare, ma senza condizionare una protesta che deve mantenersi pura, espressione di una necessità che si estende all’intero paese, senza diventare appannaggio di una specifica parte politica /
una lotta per ripristinare il bene comune e garantirne la sopravvivenza e la longevità

se volete fate girare questo messaggio, provate a dare una chance a riflessioni che per quanto utopistiche contengono dei barlumi di fattibilità e degli spunti di cambiamento / date spazio alla possibilità di cambiare le cose e soprattutto non abbiate paura di essere politici nelle vostre considerazioni e ancor più nelle vostre azioni, perché politica è tutto ciò che riguarda la polis, le persone intese in quanto collettività, e non espressione degli interessi particolari di uno o dell’altro partito

1

intende che innamorarsi è (stato) un atto definitivo

2

così stanca da non voler guardare –
in fondo le fotografie sono una faccenda conclusa
attengono ad una giornata tonda e tiepida che riposa alle sue spalle

non è abituata a simili boccate di vita sociale, a tanti saluti e strette di mano, con tutte quelle bandiere che si agitano senza posa davanti agli occhi / torna a casa senza forze, stordita dal rigoglio delle bandiere, dalla marcia lenta, dal pranzo speciale consumato in compagnia di amici in un appartamento spazioso e pieno di luce
(quel vin santo così gentile uscito dalle mani sapienti di un compagno ormai morto scivola senza offendere)

nonostante il vento feroce le persone riescono a distrarla dal male, a rendere leggero l’esilio

3

nonostante

si accorge che non è nemmeno una questione di quanto o di cosa
si tratta di una mera casualità, di coincidenze
o del fatto che quando non ne puoi più l’amore ti prende per sfinimento

4

rimangono note spaziose
le candele sul tavolo sparpagliate come un filo di luce instabile
tra una nota e l’altra si insinua la nostalgia

5*

subentra lo svuotamento
l’esubero di voci e facce cui segue improvviso il clima raccolto del suo appartamento, con la musica che suona quieta mentre scrive, provoca un crollo repentino dell’umore, un abbassarsi delle difese che ricorda l’acqua che fugge rapidamente dallo scarico di un lavandino
si sente rovesciata e sgonfia
e si domanda se sia questa la dimensione più autentica della lotta, quando ti confronti con i limiti fisici del tuo sistema, quando il corpo si ri-lascia senza forze e la voce non ha più parole da pronunciare e tutto scorre come un documentario, senza sonoro e privo di riverberi abbaglianti, a una velocità irreale – come se ogni gesto di quella giornata non fosse stato effettivamente vissuto e non avesse davvero inciso un segno nel tempo presente, quasi si trattasse di ricordi che non trovano una corrispondenza nel reale – al pari dei sogni, che in fondo sono memorie di qualcosa che non è mai veramente accaduto

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da stampare e divulgare
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alla fine sul ponte ci sono andata
e ne è valsa la pena