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marzo finito
lunedì di pasquetta senza sole e che tira un certo vento

l’influenza -piuttosto aggressiva- mi ha tenuta a letto durante l’intera settimana / sarà stato il freddo dello scorso we, tornare di sera tardi sotto la pioggia e senza ombrello, o forse la bora gelida che tirava a udine domenica delle palme e che sembrava volermi strappare il cappotto, fatto sta che tosse e mal di gola hanno fatto il loro corso e mentre scrivo ancora tiro su col naso e la voce non è ristabilita

faringite a parte, trascorrere giornate intere senza quasi scambiare una parola rappresenta una liberazione dalle chiacchere noiose che consente questo angolo di geografia – non sarei capace di fare di meglio del resto e la mia arte conversatoria è ormai ridotta a puro ricordo / sono giornate fatte di niente – lenzuola calde e stropicciate, film visti nel cuore della notte, succhi di frutta e musica a macchia di leopardo

com’erano le ore prima di facebook?

convalescere accompagnato dalla rabbia per il governo che non trova sbocco, frustrazione costante – basso continuo che si condensa dentro a visioni pessimistiche e disincantate di un mondo mediocre in cui pascolano indisturbati (anzi, coccolati e ben pasciuti) gli ignoranti /
è la nostra rovina, l’accontentarsi caratteristico di genti incapaci di guardare il mondo con spirito critico, che pensano a saziare il presente e non mettono le cose in prospettiva (una fatica senza scopo, secondo molti di loro; un’incapacità per tanti altri) – quasi mai si domandano cosa ci sia sotto la buccia delle cose e tanto meno si pongono la questione morale di assumersi responsabilità collettive / più genericamente, evitano qualsiasi fatica eccessiva del pensiero
re-agiscono, quasi come animali, impoveriti dal benessere materiale e dalla scarsa attività dei loro neuroni
si accontentano, pur convinti di avere esigenze elevate e di trovare la risposta ottimale ad ogni esigenza nelle cose materiali con cui riempiono la loro vita a ciclo breve
queste persone votano e scelgono in politica allo stesso modo in cui vestono e fanno la spesa, sotto l’effetto di condizionamenti mediatici, o per la comodità di adottare le scelte di altri senza vagliarle criticamente / semplificando, si potrebbero definire dei copioni (parola da bambini: sei un copione!) che fanno involontariamente il gioco di qualcun altro, più consapevole e interessato a gestire il potere a suo uso e consumo

su rai3 un ciclo di film di werner herzog
interessanti corti e grandi classici della sua produzione
nella casa immobile – mentre altrove qualcuno si è mosso

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negli anni ho imparato a distaccarmente, a vivere lontana
—————–(e non è stato certo facile)
eppure la familiarità non decade
anche se dimentico il nome di qualche campo o confondo le scorciatoie

da queste foto sarà forse irriconoscibile, non importa

è stata una giornata speciale
non intendo usare superlativi – sono stanca di chi li usa indiscriminatamente
supelativi come una sequela di aperitivi e ninnoli fastidiosi
—————–nella vita l’unico supelativo reale è il dolore

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il libro su mahler di ugo duse (1973), ormai fuori stampa – erano anni che lo cercavo
naturalmente alla toletta



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