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novembre finito lascia alle spalle una certa quantità di fotografie che lei non si sente di ammucchiare sul blog essendo state scattate nel corso di varie settimane / le fotografie (anche questo già scritto le pare di ricordare) sono prese velocemente con il cellulare
sgusciano all’indietro e non si impongono sul presente che pare piuttosto rappresentato da un continuo svuotarsi di una pentola che ha il buco sul fondo
forse si tratta di un lavandino e attraverso un tubo quelle foto finiscono da qualche altra parte – stamattina pensa che potrebbero trasformarsi in piccole cartoline così piccole che quasi le conterrebbe una scatola di fiammiferi

ci sono stati due compleanni
in particolare quello della madre ormai di molte lune fragile e traslucida avvolta in una nuvola di zucchero a velo scappata dalla gobba di una grande torta (altro…)

i regali di chiara: ci siamo finalmente conosciute di persona all’inaugurazione della mostra a bologna e in quell’occasione mi ha portato in dono queste bellissime cose, lasciandomi davvero senza parole

i guanti di lana senza dita con la croce rossa mi hanno fatto compagnia durante i mesi freddi / oggi invece ho inaugurato la sciarpa con i pesci blu ed ho la sensazione che diventerà il mio passepartout della stagione / riservo per i mesi estivi la sciarpa color latte con le righe che sarà perfetta sulla pelle abbronzata
purtroppo le fotografie rendono solo in parte la qualità di questi oggetti
in ogni caso, i regali migliori sono quelli che non ti accorgi di indossare, ma che se non ce l’hai vicini ti mancano … un po’ come gli amici, a pensarci

ps 1 / grazie!

ps 2 / se siete invidiosi, potete trovarli qui

CHIARA NORDIO DESIGN


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è un regalo che si può leggere
si guarda volentieri per la cura estetica che lo contraddistingue
colpisce l’occhio con i suoi colori vivi
è un suono – di pietre di spazio e di tempo

la qualità che a volte emana dalle cose produce in me uno stupore inscalfibile

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giancarlo toniutti with siegmar fricke ‎ *KO/USK-

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non si è trattato di giornate piacevoli per l’italia
da ricordare, certo, ma per il dolore arrecato, dall’uomo e dalla natura imbestialita

mi muovo senza muovermi
spostamenti ripetitivi, quasi seriali
e un po’ mi dispiace di questa mia indifferenza incalzante nei confronti del territorio, che mi impigrisce e mi accidia, che se questo verbo esistesse sarebbe il mio – accidiare

tra una pioggia e l’altra ci ricordiamo che la primavera volge quasi al termine, regalandoci un clima isterico che innervosisce anche i santi / purtroppo ha piovuto e piove anche e soprattutto su chi è senza casa, sulle macerie, sui fiori deposti di fronte a una scuola; piove sui fatti e sui fattacci, sui silenzi e sui pianti / ancora non si è deciso il caldo, a portare il giusto ristoro, a far compagnia alle rose che hanno piovuto i loro petali gonfi d’acqua su prati e viali

un amico compie cinquant’anni, tondi e familiari / ci si consoce da sempre e di lui conservo fin dall’adolescenza un pettine di quelli d’alluminio, da barbiere, con un decoro fine inciso, che mi regalò quando avevo i capelli molto molto lunghi / le sue ore sono state spesso anche le mie, e ringraziare forse non basta, per tutte le cose che da lui ho imparato negli anni
in occasione di questo numero pieno della sua vita ha regalato agli amici una busta che continene la sua storia per immagini, e un pensiero scritto diverso per ognuno, come il filo di un racconto: a me è toccato lo sguardo, il mio, che poi per certi versi è cresciuto e si è formato anche grazie al suo

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la musica quasi monotona che insegue voci altrettanto meccaniche è di alessandro bosetti / la lingua è tutte le lingue, il suono ciascun altro suono o rumore che colpisce lo sguardo – miracolo sinestetico, o del sentire sciolto

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sono giornate molto fredde, quasi sempre il termometro viaggia sotto lo zero, ma è un freddo asciutto, senza neve o pioggia, e quindi disturba meno, anche se spesso le strade e le campagne sono percorse da un vento che ricorda le bore costiere

è piacevole rimanere in casa, bere del tè bollente appena macchiato, magari infilarsi sotto una trapunta calda per guardare vecchi film – oppure leggere, o dormicchiare

tutto questo rappresenta l’inesistenza di una vita comoda, mentre si ascolta continuamente di luoghi e momenti della storia in cui nulla è comodo e nulla è civile o facilmente sopportabile – per questa ragione il pensiero e l’impegno non dovrebbero darsi pace mai

invece le mie ore attive sono anch’esse pigramente privilegiate: ore di cucina, oppure impiegate a preparare lezioni di grafica – comodamente sola, ma anche intellettualmente sola (ultimamente persino i segni lievi di illustrator defezionano)

a volte qualche bagliore, come una voce nel telefono, o un pacco che arriva da lontano: ana è un’amica che non manca mai, ogni occasione è motivo per dimostrarmi quanto è vicina (la borsa di tela e l’agenda aperta alla pagina con il cuore fiorito sono opera sua)
grazie!

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la musica di queste giornate – cristallina come l’inverno






La scala d’accesso non era alta. Avevo contato i gradini mille volte, sia nel salire che nel discendere, ma il numero non l’ho piú presente, alla memoria. Non ho mai capito se si doveva dire uno col piede sulla strada, due con l’altro piede sul primo gradino, e cosí via, o se la strada non doveva entrare nel conto. Una volta in cima ai gradini, m’imbattevo nello stesso dilemma. Nell’altro senso, voglio dire dall’alto in basso, era letteralmente la stessa storia.
SAMUEL BECKETT

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queste mele vengono da raveo e sono il risarcimento morale per la malinconia degli ultimi giorni / anche i fagioli con l’occhio non scherzano