Category Archives: domestica/mente

sono trascorsi molti mesi
sono trascorse abitazioni, decisioni, discussioni
sono trascorse città -
vita in transito in mezzo ad altre vite in transito
le capita di inciampare / e di poter vedere, a volte per pochi istanti, l’animo di altri messo a nudo

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la sua nuova casa è di luce, di polvere
è disordinata e spaziosa, in attesa di trovare il suo assetto
la sua casa ancora sconosciuta, le finestre verso il mare
gli scricchiolii dei pavimenti e le porte che chiudono male

ha più anni e meno tempo
molti libri da leggere
〈 con voce scarsa – leggere al silenzio 〉

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torta di mele

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domenica
piove/non piove/piove


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le ore domestiche finiscono per risultare ingombre di tutte le incombenze tralasciate durante le giornate precedenti e di conseguenza la scrittura abbassa le ali e striscia: non c’è concentrazione / dovrei forse girare con un miniregistratore e dettare tutti quei frammenti che mi vengono in mente mentre viaggio, che le mie braccia in dolorosa protesta si rifiutano di trascrivere sulla moleskine / sono braccia esaurite che conservano ogni briciolo di forza per la tavoletta grafica, per tracciare qualche vettore in cerca di un appagamento familiare, quando la mente si perde tra i segni in un modo tutto suo, complice una teiera appoggiata nella nicchia di spazio per lei sempre disponibile sulla scrivania esigua e disordinata e un programma radiofonico che trasmette jazz da oltreoceano

sto mettendo in cantiere alcuni lavori che ricordano vecchi giochi di carta, libri e cartoline con finestrelle mobili a nascondere qualcosa – potrei chiamarli i vestiti dell’avvento, con ironico riferimento al tradizionale calendario decembrino (del resto oramai si è capito che non ho molta familiarità con alcuna forma di fede)

I
a volte mi accorgo di come non mi sia mai riconosciuta in questa casa troppo nuova, incastrata in un condominio estraneo, distratto e poco creativo, ma non vorrei che questo diventasse un alibi per trascinare il mio paracadute sgonfio senza più risalire sull’aereo / per sopportare lo spazio estraneo evito di guardarmi in giro e di ricevere lo smacco del disordine che mal cela gli arredi dozzinali e svogliati / non alzo gli occhi e cerco invece di puntarli su qualcosa di più preciso – un libro, un foglio, lo schermo del computrer o la televisione / cucinare rappresenta un modo calorico (da diversi punti di vista, perché alla fine ingrassa ma soprattutto scalda) di trascorrere il tempo, di familiarizzare con i minuti e le ore che trascorro in casa, il modo per inventarmi delle storie e dei commensali immaginari, anche
ieri ho preparato una torta di mele con farina integrale mista a grano saraceno dolcificata con qualche cucchiaio di miele – mentre per cena ho cotto un plumcake salato con fagiolini asparagi e funghi

II
mi accorgo sempre con stupore di come cambino i gusti e le abitudini con il passare del tempo, e quello che ci piaceva e conformava i giorni in altri periodi può risultare via via sempre meno gradito o necessario

III
mercoledì è arrivato il volume su roland barthes che avevo ordinato alla feltrinelli e le parole su fondo nero sono tratte da un suo scritto sul teatro – era inverno e barthes si trovava ad avignone, tanto per saperlo

IV

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la musica è quella che vorrei, un disco del 1998 fuori stampa (o così pare) dove peggy lee – ma non quella peggy lee – suona il violoncello mentre dylan van der schyff l’accompagna alla batteria


BARTHES - riga 99
RIGA 30