Category Archives: mondi



il set completo è su flickr (l’ultima foto invece è stata scattata nella cattedrale di otranto)

rose: nel brano di camus c’è proprio un antidoto alle tentazioni di edonismo / superficialità / alienazione nel rapporto col bello, no?

francesco: come dicevi ieri, individuare i luoghi che producono significato. nulla di così nuovissimo ma, l’ossimorico disincantanto coinvolgimento con cui lo dicevi ieri mi ha contagiato. tutto bene, a patto che non divenga stilema, accademia dell’insolito.

è proprio l’indifferenza nei confronti dell’innovazione superficiale ed edonista che ci salvera’
(incitazione:) siamo superiori rispetto alle tendenze modaiole ed alle proposte apparentemente accattivanti che ci piovono da tutte le parti!
(questa cosa in provincia è un osso duro, sempre vittime dell’insicurezza e della marginalità finiamo per darci la zappa sui piedi e coltivare frivole tendenze individuali anziché formarci una cultura solida che fornisca i dovuti anticorpi)
in effetti i rischi di banalizzazione ed estetizzazione () sono sempre in agguato e più che mai attuali / si dovrebbe partire dall’immissione del sé nel molteplice, e dalla dismissione degli individualismi borghesi – ricordare che ogni gesto è politico: anche se non direttamente va a condizionare la vita delle persone in un dato luogo
quello che sta cercando di fare la comunità provvisoria, ad esempio
il progetto si esprime nelle due parole comunitario e provvisorio: ciò che è di molti e non ha stilemi, appunto, che non fa in tempo a solidificarsi in una forma unica e viziata, che non è soggetto all’abitudine stanca, gesto collettivo che si mette in discussione e si evolve nel sovrapporsi di voci diverse

tessitura

oggi ho ricevuto una piccola mail da un amico che non sentivo da molto, radicalmente trasformato dalla vita di famiglia e dalla provincia padano-veneta /
è sufficiente svolgere il proprio lavoro con perizia e passione o il senso di responsabilità familiare e la routine provinciale finiscono inevitabilmente per renderci accondiscendenti e distratti?
questo mi chiedo stamattina, seduta da sola di fronte al computer con una tazza di caffè a lato ed alle spalle una casa da rimettere in ordine dopo l’inverno – quali sono gli anticorpi necessari per la preservazione collettiva (ed individuale) delle risorse, per la salvaguardia dell’attivismo culturale?

dotted

eppure
andando a rileggere debord mi accorgo di come già cinquant’anni fa avessimo le conoscenze necessarie per volerci opporre a questo sfacelo ma non le abbiamo prese in considerazione / i visionari sono stati confinati dentro a nicchie culturali che hanno impedito loro la contaminazione del mondo
oggi fulvio abbate afferma che questo è il sessantotto della destra / la sinistra nel frattempo continua a vivere nelle grotte affranta da un pesante senso di inferiorità e da insicurezze ataviche
aver paura di esporsi e lottare è una gran brutta cosa /
cercasi antidoto….

penso che il narcisismo sia interessante solo quando attraverso un io vorace filtra e rifrange la varietà delle cose: esaltando la propria onnipotenza e onniscienza in realtà finisce per rovesciarsi in una specie di estatica apertura verso il mondo, di disponibilità assoluta e volatile che non si sofferma “su nulla in particolare” perche deve prestare orecchio a infinite voci, tra cui la propria è solo il diapason che serve ad attaccare il pezzo, una specie di chiave o password preliminare che mette tutti i suoni nelle condizioni di manifestarsi.
l’io e l’intonazione, e nient’altro
.
edoardo albinati

ancora fiaccata dall’influenza
non farei che pubblicare foto della campagna, verde, rigonfia, sovrastata da cieli molto azzurri decorati da nuvolette veloci che si muovono in branchi, ed invece dovrei  sforzarmi di scrivere (con disgusto) di un presidente che cita mussolini e di una riforma finanziaria poco convincente, delle notizie cangianti  e strumentalizzate in merito alle reazioni di israele di fronte a una nave di manifestanti filo palestinesi
(qualcuno su un giornale di parte, inneggia volgarmente agli spari)

ma ho dormito fino alle cinque del pomeriggio e quando mi sono svegliata i pensieri erano stati sostituiti da una palla d’ovatta – i capelli organizzati in improbabili architetture
tra un sonno e l’altro ho visto un film di qualche anno fa, le invasioni barbariche
ed ho scattato qualche foto alla prima colazione
un giorno di festa in balia dei bacilli

sulla moleskine proliferano comitive di pupazzetti dal naso a punta ….

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006-07-2010
001-06-2010
004-06-2010
(altro…)

penso che quella del primo marzo sia davvero una ricorrenza speciale, una giornata da celebrare

ieri non stavo bene e sono rimasta in casa – ma questa volta più di altre avrei voluto esserci
non so dire se i risultati di partecipazione qui a udine siano stati soddisfacenti
nel resto dell’italia pare di si, anche se 200mila è un numero risibile rispetto a quello che dovrebbe essere se il problema fosse realmente sentito dalla maggior parte delle persone /
in verità, come sempre ho temuto molto la defezione da parte degli stessi interessati, coloro che avrebbero dovuto scioperare e manifestare più attivamente – mi sono chiesta quale evoluzione sia possibile quando chi patisce un’ingiustizia è silente o nascosto e non vuole o non riesce a cacciare fuori la testa e a compromettersi /
penso che proprio per questo ci sia bisogno dell’apporto di chi i problemi di immigrazione e clandestinità non ha dovuto conoscerli od affrontarli / la fortuna di nascere in un paese libero e democratico può diventare la fortuna di  aprire le porte a nuove forme di arricchimento umano e culturale /
…ma forse, per cominciare, bisognerebbe chiedersi quanto sia libero e democratico il nostro paese – questo potrebbe aiutarci a capire meglio la loro sventura di migranti a confronto con una realtà troppo spesso ostile ed a sentirci parte di un problema più grande, un problema che è di tutti

immagini dal corteo di roma (tratte da qui)



ieri leggevo su femminismo a sud una lettera dedicata al razzismo di quartiere, che tocca il tema del difficile rapporto con quegli amici o conoscenti che esprimono posizioni di intolleranza o idee politiche in contrasto con le nostre /
di questi tempi mi capita spesso e non unicamente in merito al razzismo – forse mi cava dall’impiccio il solo fatto di non intrattenere ultimamente relazioni significative con chicchessia e dunque potermi concedere il lusso codardo dell’isolamento e della defezione silenziosa

ma ho inteso ugualmente la sgradevole sensazione di osservare i nodi impresvisti e insospettabili che vengono al pettine – e per nodi intendo il passaggio a un livello successivo di conoscenza del prossimo conseguente alla propria esposizione, alla compromissione personale anche minima, come nel caso di offrire degli spiccioli con cortesia e com-passione a un immigrato che chiede la carità in un bar
quando succedono queste cose cambia il paesaggio, cambia la valenza dei luoghi e il nostro senso riconoscimento e di rispecchiamento nell’altro quotidiano va in crisi – è una brutta sensazione, scoraggiante /
bisognerebbe però, e questo è un punto della faccenda che rimane spesso inevaso, non trarre le conclusioni troppo in fretta, quanto meno non definire il prossimo da un unico episodio, perché la realtà umana mi pare ben più intricata
tanti anni fa gli special aka avrebbero affermato sbrigativamente if you have a racist friend now is the time for your friendship to end
oggi la faccenda si è fatta più delicata e complessa qui da noi che siamo un paese poco avvezzo ai rapporti con il diverso / infatti, pur avendo una storia carica di contaminazioni e contatti con lo straniero siamo proprio un triste paese con scarsa memoria, che rimuove in fretta tutto ciò che può andare a intaccare anche minimamente le comodità individuali – un paese di insicuri che da anni chiudono la porta di casa a doppia mandata – non ci sono quasi più sedie fuori dalla porta, nemmeno nei paesi, perché ognuno guarda la televisione per conto suo, al sicuro dentro casa

proprio per questa ragione ritengo che in simili casi operare ulteriori rotture sia di scarsa utilità – mi trovo a disagio e perplessa di fronte alle posizioni estreme (anche e soprattutto la mia, quando capita) e una voce interna mi dice che sarebbe meglio parlare, beneficiare fino in fondo dell’occasione preziosa rappresentata dall’amicizia o dalla vicinanza, vivere il proprio quartiere come fosse una casa e parlare, scambiare le idee, confonderle e difenderle – non credo che esista altro modo, rispetto al contesto descritto nella lettera / davvero difficile trovare altra via per la costruzione – ma sono certa che la rottura intransigente andrebbe a generare ulteriori barriere, ulteriori solitudini

per esempio, pensare che anche i vecchi sono persone che vengono discriminate ogni giorno e capire le loro fragilità e le loro idosincrasie significa provare a comprendere e rispettare le delicate questioni di entrambe le parti in causa (o delle tante parti in causa) – ho visto spesso la diffidenza sciogliersi là dove la conoscenza reciproca ha permesso di dissolvere le nebbie dell’ignoranza
grazie al cielo, e voglio crederci, nel rapporto diretto capita anche che le persone siano ancora e solo persone, e che sia possibile dimenticare le brutalità ideologiche di ogni sorta
da questo mi pare dunque si pdovrebbe partire, da un piccolo bar di quartiere o dalla propria piazza, dal salotto con le amiche o dai banchi di scuola – con pazienza (…molta pazienza!)

tu_dove_vivi? a_Portogruaro____quando_ho_un_lavoro.
e_tu_hai_un_lavoro?____________________________
Poi_hanno_ripreso_la_loro_lingua_lontana.

dal blog di solo_in_linea


alle europee 2009 ho votato emma bonino anche se il mio partito d’appartenenza è rifondazione comunista / a distanza di un anno ribadisco il mio voto e dichiaro la mia solidarietà femminile e politica all’esponente storica del partito radicale, in questo momento oggetto di raccapricciante diffamazione

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norma rangeri scrive sul manifesto di ieri circa l’incresciosa campagna inquisitoria nei confronti della radicale emma bonino, ne scrive con chiarezza e lucidità, a mio parere con una rabbia ancora insufficiente rispetto alla situazione / definire giornalismo quello che viene praticato su testate quali libero, il foglio, la padania o il settimanale oggi, è un abuso rispetto al valore della categoria professionale dei giornalisti / si tratta piuttosto di cartaccia infame, di strumenti atti a fomentare il bieco perbenismo in un’italia sempre più ignorante e bigotta ormai incapace di opinioni decisive e fondate / siamo alle soglie di un ennesimo medioevo culturale perseguito con determinazione, in cui i valori vengono via via sostituiti da piaceri epidermici e bonus di breve durata – in tale contesto la logica commerciale ha il sopravvento e si accompagna a posizioni morali rigide e meschine, tipiche di una società incapace di autonomia intellettuale e di coscienza critica nei confronti dell’uomo e della storia / una società dell’apparenza e del possesso minuscolo di minuscole cose che provocano orgasmi di breve durata in un susseguirsi vacuo e indefinito / una società senza voce che si lascia governare da una cerchia di mentecatti /
l’articolo della rangeri si chiude con una domanda lecita che già posi al tempo in cui si dibatteva la possibilità di riformare la 194: dove sono le donne? dov’è la loro voce di fronte a vicende che le coinvolgono direttamente, che vanno a minare la loro libertà di scelta circa questioni che coinvolgono il loro corpo e il loro equilibrio?
più specificamente la rangeri domanda dove siano le donne del centro-sinistra, quelle del pd in particolare / tacciono le donne del pd, perché si tratta di una coalizione ambigua e stanca sul nascere, indecisa e opaca, che poco ha di diverso rispetto alla democrazia cristiana dei tempi peggiori / una coalizione senza coraggio, di fatto costituita da esponenti che come quelli degli altri partiti sono incapaci di rinunciare alla loro poltrona per cedere il posto a persone migliori /
ecco un esempio che ho raccolto in rete qualche giorno fa / una donna (sabrina ferilli) a suo tempo dichiaratasi di centrosinistra, racconta la sua opinione in merito a immigrati e omosessuali –  tanto per capire di cosa stiamo parlando quando facciamo riferimento alle opinioni femminili più comuni ed alla qualità intellettuale media del nostro elettorato

per fortuna c’è chi li ascolta e dà spazio alle loro parole ed al loro malessere

rosarno: il tempo delle arance from Nicola Angrisano