che fine ha fatto il valore del lavoro intellettuale?
			
			Posted by tracciamenti on  novembre 13th 2010 @ 2:25 pm
			
		 
	
		
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il testo del volantino:
Esiste oggi un problema di svalorizzazione della forza-lavoro intellettuale? 
Knowledge workers, free-lancers del sapere, classe creativa… Quali sono le condizioni in cui vivono e  lavorano i giovani più colti e istruiti? Che cos’è l’intellettuale  nell’epoca della new economy? Cosa significa fare cultura al tempo della  globalizzazione? E a cosa aspirano i precari laureati e  pluri-specializzati di oggi, quando le istituzioni – scuole, università  ed enti di ricerca pubblici – che dovrebbero garantire loro una  prospettiva si stanno estinguendo? C’è ancora modo di valorizzare il  lavoro di chi ha la funzione di inventare e diffondere il sapere? 
Quello dei lavoratori precari della  conoscenza – veri e propri operai a chiamata del sapere – è uno degli  aspetti più paradossali, e assieme uno dei più nascosti, di un assetto  sociale ingiusto e contraddittorio. Nella produzione post-industriale –  si dice – i modelli economici si reggono sulla creazione immateriale di  valore economico reale. 
Ma di quale economia della  conoscenza possiamo parlare quando il sistema scolastico si regge su un  utilizzo ormai strutturale di supplenti che cambiano luogo di lavoro  ogni anno, e spesso più di una volta all’anno? A quale possibilità di  sviluppo ci riferiamo quando migliaia di corsi universitari, più o meno  fondamentali, sono adati a studiosi che non hanno nemmeno i mezzi per  condurli in condizioni dignitose? 
Forse la mobilitazione dei precari  della scuola e della ricerca è nata e sta cercando faticosamente di  svilupparsi proprio per questo: per definire ciò che essi (non) sono,  per illuminare la loro condizione, per dare voce alle loro aspirazioni.  Si tratta di una mobilitazione che non richiede nessuno sguardo  pietistico o compassionevole, ma pretende di aprire una discussione  aperta sul ruolo e sul futuro dell’istruzione, della ricerca, della  cultura in un paese in cui c’è il rischio che si perda ogni gusto a  essere istruiti.
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