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 l’altrove, l’altrove non era mai diligente
 era variabile come la primavera, colorato, intenso, imperscrutabile
 l’altrove contemplava che il suo carattere si sarebbe rivoltato su se stesso, scoprendo ancestrali giovinezze, andando a riprendere i fili di un discorso tessuto in altre stagioni, le luci interrotte e l’imprevedibilità giocosa dell’esistere
 postilla:a volte si fermava a pensare che se uno di quei meteoriti fosse caduto sulla sua scrivania, avrebbe cancellato in pochi istanti qualsiasi segno, qualsiasi traccia sensibile: la sua essenza si riduceva a una risibile pila di hard-disc che traboccavano di segni effimeri, senza firma e senza materialità
 270512 2143II
 si chiedeva come conciliare questo e quello:
 le frivolezze che costellavano le sue giornate, con altre scelte che suggeriva l’istinto e che la conducevano invece a forme culturali più profonde, quasi immortali
 il tempo e le ore sprecate in attività superficiali – seduta di fronte a una televisione accesa su pellicole di terz’ordine oppure intenta a consultare materiale di scarso valore – avevano nel tempo corroso le sue abilità intellettuali, conducendola a uno stato di evasione semi-permanenteun disimpegno deleterio che le provocava costanti problemi di coscienza
 300512 1200qualche ciliegia, poi a scuola
 (come trasformano o come dovrebbero trasformare la comunicazione certe disgrazie condivise? quale il margine difficile e scomodo tra il proseguimento in una privilegiata condizione di normalità e le conseguenze di una tragedia collettiva che massacra altri territori?)
 musica: evan parker |