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ieri leggevo su femminismo a sud una lettera dedicata al razzismo di quartiere, che tocca il tema del difficile rapporto con quegli amici o conoscenti che esprimono posizioni di intolleranza o idee politiche in contrasto con le nostre / di questi tempi mi capita spesso e non unicamente in merito al razzismo – forse mi cava dall’impiccio il solo fatto di non intrattenere ultimamente relazioni significative con chicchessia e dunque potermi concedere il lusso codardo dell’isolamento e della defezione silenziosa ma ho inteso ugualmente la sgradevole sensazione di osservare i nodi impresvisti e insospettabili che vengono al pettine – e per nodi intendo il passaggio a un livello successivo di conoscenza del prossimo conseguente alla propria esposizione, alla compromissione personale anche minima, come nel caso di offrire degli spiccioli con cortesia e com-passione a un immigrato che chiede la carità in un bar proprio per questa ragione ritengo che in simili casi operare ulteriori rotture sia di scarsa utilità – mi trovo a disagio e perplessa di fronte alle posizioni estreme (anche e soprattutto la mia, quando capita) e una voce interna mi dice che sarebbe meglio parlare, beneficiare fino in fondo dell’occasione preziosa rappresentata dall’amicizia o dalla vicinanza, vivere il proprio quartiere come fosse una casa e parlare, scambiare le idee, confonderle e difenderle – non credo che esista altro modo, rispetto al contesto descritto nella lettera / davvero difficile trovare altra via per la costruzione – ma sono certa che la rottura intransigente andrebbe a generare ulteriori barriere, ulteriori solitudini per esempio, pensare che anche i vecchi sono persone che vengono discriminate ogni giorno e capire le loro fragilità e le loro idosincrasie significa provare a comprendere e rispettare le delicate questioni di entrambe le parti in causa (o delle tante parti in causa) – ho visto spesso la diffidenza sciogliersi là dove la conoscenza reciproca ha permesso di dissolvere le nebbie dell’ignoranza
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(ultima neve di città – rimasugli) torno a udine dopo tre giorni e trovo l’appartamento gelato e la caldaia rotta mi accorgo che la rete non mi manca, che aggiornare il blog è solo una delle possibilità / chi mi legge lo fa saltuariamente e senza necessariamente il desiderio di approfondire o di scambiare qualcosa / i blog in linea di massima servono ai lettori per prendere senza restituire alcunchè niente grazie, nessuna fattualità – piuttosto molte permalosità e risentimenti, soprattutto quando i lettori si accorgono che manco di accondiscendenza e diplomazia / scopro ogni giorno che qualcuno ha tolto il link a tracciamenti dalle sue pagine per via del fatto che il mio atteggiamento non è lusinghiero o compiacente (ritengo che la qualità dei contenuti non abbia a che fare con tali scelte, essendo di fatto abbastanza costante) – niente di grave – in verità i blog che frequento sono davvero pochi, alcuni nel corso dell’ultimo anno sono franati in briciole, altri mi hanno stancata, altri ancora mi hanno delusa . poi vengono a leggerti lo stesso, anche se hanno tolto il link capita dunque che debba accendere il forno per scaldare casa e che non vi sia forno o stufa possibile per scaldare la blogosfera / capita di osservare i ragazzi da lontano, come meteore irraggiungibili che nemmeno mi sfiorano
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nel tempo, varie persone hanno affermato su questo blog che la bellezza è un bene necessario, qualcosa di imprescindibile / io stessa più volte ho sostenuto questa tesi / 1355 |
on his blog john gall ask you to vote your favorite nabokov cover on the vintagebooks website
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aris has many nice drawings in her blog, and often tells maternal side of life..
would really like to own one of her diaries!
these days she also has a giveaway
discovered through nathalie blog :)
NEW!
add a new page to the blog – you can find it in the sidebar
I called it VOICES and it is a space where you can leave comments and opinions
hope to read you soon