attraverso il catalogo della mostra di antonello da messina tenutasi a roma nel 2006 ho scoperto un quadro di barthélemy d’eyck, pittore francese del ‘400 con evidenti influenze fiamminghe, che dipingeva figure femminili dalle mani particolarmente grandi, avvolte in lussuosi broccati e spesso circondate da colonnati tardo gotici
mi ha colpito questo ritratto di maddalena inginocchiata in cui sorprende la tessitura dello sfondo che si mescola in un gioco di trasparenze con il rosso dei tetti del paesaggio
qualcosa – visto oggi – di incredibilmente attuale

il quadro va a formare un trittico personale insieme a fouquet e bellini

  1. barthélemy d’eyck – maddalena inginocchiata
  2. giovanni bellini – madonna dei cherubini rossi
  3. jean fouquet – madonna con bambino e angeli

bart-eyck-maddalena
bellini
fouquet

qualcuno avrà notato che negli ultimi giorni non ho dedicato nemmeno una riga alle vittime di haiti
non è certo per negare la drammaticità di quanto accaduto, ma devo riconoscere che il turbamento suscitato da queste catastrofi naturali è di natura più intima, individuale, mentre i fatti di rosarno, così come le innumerevoli tragedie quotidiane che derivano dall’incoscienza umana, o peggio dalla mancanza di rispetto dei valori più elementari, provocano in me un risentimento e una rabbia assai diversi, che non scemano e che invadono le giornate senza rimedio
sono sentimenti insurrezionisti (!) – vorrebbero cambiare i segni, le parole, i versi
ma è davvero molto molto difficile trovare il modo per rendere migliore il mondo attraverso la pratica artistica
ricordo una frase di hans haake, già pubblicata sul blog anni fa, letta in un libro che ora non riesco a identificare – circa il fatto che nessuna luminosa installazione potrà mai impedire a un poliziotto bianco di sparare a un nero
ripenso ogni giorno a questa lapidaria sanzione di impotenza, pensando che forse l’espressione visiva dovrebbe seguire altre vie, e probabilmente non avere scopi
tutto mi pare terribilmente frivolo al momento, così vacuo, debole e persino anti-culturale, dato che la cultura implica un fermento costruttivo, condiviso, importante – impone che si vada a incidere sull’andamento storico, sulle scelte fondamentali
ho davvero la nausea di coloro che sui blog praticano la felicità come uno sport a trentadue denti – ne parlava anche qualcuno alla radio, giorni fa, e mi ha sollevata sapere che non sono l’unica a pensare che non si possa riempire un diario o un blog di che bello quanto sono felice
forse ho frequentato internet senza cercare ciò che veramente mi appartiene, fermandomi nei luoghi sbagliati, foderandomi gli occhi con tutti quei colori, con tutte quelle decorazioni capaci di provocare prolungate quanto piacevoli anestesie

la scuola nel frattempo procede, si tratta solo di due mesi ma si prospettano faticosi – non tanto per la materia, che gestisco senza alcuno sforzo, ma per le due ore quotidiane di viaggio e per l’abitudine ormai consolidata di vivere molte ore al giorno da sola, e in silenzio
i ragazzi invece sono – come sempre – stupefacenti

ieri il collegio docenti si svolgeva nella piccola aula magna che funge anche da biblioteca sulle cui pareti sono state sistemate le scaffalature metalliche che si trovavano nel vecchio liceo, tantissimi anni fa – appena entrata ho riconosciuto quei vecchi mobili spartani e il dorso di tanti libri che avevo letto da adolescente nei lunghi pomeriggi di segregazione domestica
qualcuno mi ha detto di avermi accompagnata in gita, in terza, uno dei pochi docenti che ancora resistono prossimi al pensionamento – era un mondo diverso, ora rimangono poche cose familiari, poche persone capaci di ridere in quel modo e di intendere la misura possibile tra la regola e la sua infrazione

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  1. in viaggio – campi gelati
  2. la biblioteca del liceo – sezione castori cinema
  3. in viaggio – panofsky
  4. in viaggio – roccia e neve
  5. auguri tardivi da venezia

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quasi un anno fa, la bbc già parlava della situazione a rosarno

insegnare – una gran fatica
il paese – un susseguirsi di familiarità e inadeguatezze
il paesaggio – al ritorno si è srotolato in monocromatica, quasi sempre

sarà stato un momentaneo daltonismo mentale, lo sbuffo stinto della stanchezza…

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ascoltando il nuovo palinsesto di radio3 rimpiango alcune serie di damasco che rendevano speciale e quasi assorto il calar della sera

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minima moralia – 21

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1 kendell geers al MART di trento
2 matt dorfman – the terrorist mind


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capita sempre più spesso di non saper prendere posizione di fronte agli oggetti grafici
capita che si tratti di un miscuglio ambiguo e accattivante di impegno ed evasione grafica in cui i confini sono poco chiari e spesso si genera una dipendenza dovuta più alla piacevolezza formale che alla componente sostanziale
forse il problema è nel ricevente, nella capacità di considerare criticamente quanto ci viene proposto, il che rappresenta certamente un’attitudine in controtendenza
tutto questo arriva dalla moda, arriva dal bisogno di stupire e di rinverdire costantemente il prodotto commerciale

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oggi mi sono svegliata pensando a disegni nati per essere cancellati – dotati di gomma
un intera gamma di possibilità legate a ciò che rivela il disegno rimosso
in verità credo che abbiamo bisogno di vuoti da riempire
abbiamo bisogno di silenzi in cui riposare e di distanze da percorrere
tutto questo è anti artistico e anti commerciale – non deve avere un prezzo

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qualcuno in un commento che desidera tenere privato mi chiede di continuare con il mio blog
in sostanza il commento dice: noi andiamo avanti con i nostri weblog infarciti di amenità e piacevolezza ma tu per favore continua a tener sveglia la nostra coscienza con le segnalazioni ed i rimproveri
…e le risposte che ho chiesto? e la partecipazione?
dove sono la compromissione e l’impegno reciproco?
mi sembra tutto inutile, anche comunicare diventa via via più difficile – ogni parola comporta l’elevata possibilità di fraintendimento e manipolazione
scordatevi l’accondiscendenza

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da ieri i commenti su flickr sono chiusi

linea600

PS
domani comincio una supplenza di due mesi nel mio vecchio liceo
tutto diverso, sede, preside, e naturalmente corpo docente
niente deja-vu, quindi, ma finalmente uno stipendio!