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(ha cominciato a scrivere i suoi diari in terza persona)

stanca degli oggetti, di collezionarli nella memoria
come se il mondo fosse un grande museo di cose graziose
e non un mappamondo politico ancora sconosciuto /
la responsabilità di intendere il dolore dell’uomo
la supera sempre di una minima distanza – è un miraggio penoso

qualcuno suona – vive la dimensione complessa della strada
trovando nell’anarchia una risposta che lei reputa semplificatoria
perché sente il richiamo controverso delle regole complesse
il verso umano e sofferente dei grandi numeri
delle smisurate uguaglianze che le gonfiano il cuore