calouste gulbelkian era un ricco filantropo di origine armena che durante gli ultimi decenni dell’800 e la prima metà del 900 seppe accumulare un patrimonio notevole di opere d’arte e preziosi documenti a conseguenza di una vita avventurosa e di una profonda sensibilità / alla sua scomparsa nel 1959 venne istituita una fondazione che tuttora si occupa di gestire i grandi capitali lasciati dal magnate e una buona parte del suo patrimonio artistico trovò spazio nel museo gulbelkian di lisbona
quando studiavo presso la facoltà di architettura della capitale portoghese frequentavo volentieri gli spazi del museo e della fondazione, sia per la ricca collezione di arte antica e moderna, sia per il grande giardino in cui era piacevole leggere o studiare, che per gli eventi importanti che veniveno organizzati di frequente (ricordo di aver assistito proprio nell’auditorum del gulbelkian all’esecuzione originale di koyaanisqatsi di philip glass)

quest’estate la fondazione ha proposto una delle rassegne di jazz  più interessanti ed importanti qui in europa, concentrando in poche date una serie di concerti di grandissimi talenti della musica improvvisativa (tra gli altri: cecil taylor, wadada leo smith, peter brötzmann, paal nilssen-love, ken vandermark e john hollenbeck) – una di quelle occasioni che procurano l’acuto rimpianto di non poter assistere, unitamente alla rabbia sommessa di sapere che certamente molte persone a lisbona non hanno saputo cogliere questa grande opportunità culturale, che è poi la rabbia di vivere in una città (in questo tristemente italiana) che propone per lo più eventi di mezza taglia per utenti di mezza taglia (con rarissime eccezioni sempre più rare)

è proprio vero che spesso chi ha denti non ha pane… e viceversa!

 


le foto da flickr

a work of 2007  I found while looking for an avatar for my next etsy shop
it seems I abandoned human figures since long, but never say never …

  1. orhan pamuk
  2. I made this for my car teacher
  3. when I look at something orange always think about my dear friend ana
  4. puff pastries – a friend of mine for tea time
  5. garlic & some green in a bowl
  6. new apples – autumn is at the door
  7. charles mingus – summertime

movies in the weekend:
midnight cowboy – john schlesinger – 1969
the conversation – f.f. coppola – 1974
the american – a. corbijn – 2010 (a weaker copy of michael clayton)

 





(altro…)

grazie a tutti per i gentili commenti
thank you all for kind comments

 


[alcune cose non si dimenticano, rimangono incastrate da qualche parte e sbiadiscono con molta lentezza rispetto al resto / ogni tanto tornano a galla, ricompaiono senza preavviso e in qualche modo mi fanno sentire meno confusa, rassicurata, come si trattasse di certezze]

.

c’è un articolo su uno dei primi numeri di gomorra, parla di come certe opere d’architettura di dimensioni consistenti (in particolare si riferiva ad alcune grandi strutture realizzate a roma nel dopoguerra), appena costruite sembravano fuori scala e capaci di un impatto deleterio con il contesto, ed invece negli anni hanno rivelato l’inattesa capacità di condizionare positivamente lo sviluppo delle aree urbane ancora acerbe in cui erano state pensate e collocate, rappresentando un sistema spaziale di riferimento, punti di gravitazione dello scenario urbano, presenze amichevoli e rassicuranti

buona architettura è dunque anche quella che sprigiona le sue qualità nel tempo e non necessariamente nell’immediato / buoni gli uomini che sanno pensare a un modo positivo di relazionarsi con una situazione estetica e spaziale che solo all’apparenza sembrerebbe ostile

 




parole: peter eisenman



some ideas form a sketch I made