julie driscoll fotografata da richard avedon nel 1969

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quale musica saprà raccontare il nostro tempo a chi arriva dopo di noi, con la stessa intensità e nitidezza con cui certe canzoni ci hanno parlato degli anni già passati?
quali sono secondo voi le musiche che descrivono con efficacia e verità il tempo recente?

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[ senza il tempo necessario a sedersi e scrivere ]

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1

rodger coleman ha un blog su cui pubblica articoli interessanti, buona musica e ottime playlist con gli ascolti della settimana che costituiscono per me un’imperdibile fonte di ispirazione / potete trovare anche le annotazioni in merito alla tipologia di ascolto > macchina o Ipod /
ma soprattutto: molti articoli sulla musica del grande sun ra (a cui rodger dedica spesso le sue domeniche) da cui attingo informazioni preziose – e più in generale una discreta sintonia con i miei ascolti recenti

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2

prendo esempio ed allego un piccolo elenco con le musiche dell’ultima settimana
ascolti e riascolti / pochi ma (quasi tutti) buoni

lloyd miller & the heliocentrics
jason adasiewicz – sun rooms
nicolas bernier – courant.air
carla bley – dinner music
radiohead – the king of limbs / (non sono arrivata in fondo)
sun ra – jazz in silhouette
sun ra – lanquidity
sun ra – solo recital al teatro la fenice (1977) / (bellissimo!)
mccoy tyner – extensions
kip hanrahan – tenderness
sharon jones & the dap-kings – 100 days 100 nights

nel lettore mp3, dopo una lunga pausa, anche un po’ di doowop

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3

lei invece, si è aperta una radio – detitolata ma geniale

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4

… e il quintetto op. 44 di schumann, ne vogliamo parlare?

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… non l’unica

frammenti dal deserto
rincaso che è quasi ora di cena – i negozi stanno per chiudere, si ascoltano già i clangori delle prime saracinesche abbassate e c’è un tale fermento di coppie e persone che vanno veloci, o che telefonano per organizzare la serata – alcuni iniziano con naturalezza la notte del fine settimana passeggiando abbracciati per le vie del centro

passando con l’autobus lo intravvedo acquattato all’ombra del portone (non si espone volentieri e preferisce gli anfratti dove nascondersi e guardare non visto) – sicuramente sta aspettando qualcuno che viene a prenderlo in macchina – nell’aura di luce vaga del lampione riesco a scorgere il suo giaccone di crosta leggermente rigonfio sulla pancia dove tiene le mani affondate nelle tasche – è un’immagine oscura rubata con la coda dell’occhio, mentre l’autobus si prepara a inabissarsi nella periferia

a quest’ora verso la stazione i neri sostano in gran numero sugli usci dei negozi africani con il cellulare incollato all’orecchio e le russe di mezza età si salutano a voce alta e si affrettano verso casa /
spostandosi verso il margine è già prossimo il diradarsi dei fremiti luminosi e dell’eccitazione urbana – ma in centro, in centro c’era un tale fermento nell’aria, un fermento che mi escludeva come uno schiaffo dolce e prolungato, perentorio

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I

mi alzo tardi, faccio colazione a mattina inoltrata
il retrogusto della precarietà finanziaria scivola nella tazza insieme al tè nero assam che invece riconduce il palato a vecchie abitudini più agiate, quando potevo permettermi di spendere per un pugno di foglie aromatiche e preziose

U

delle amicizie che si infrangono prima di respirare
prima di avere forma e sostanza
quando le chiamiamo ancora con il nome provvisorio di un’ombra instabile e portiamo appresso il presagio del loro profumo più che la consistenza

W

periodi che percepisci come interminabile serie di commiati definitivi, sanzione dello smettere di anime preziose
il mondo della cultura e dell’arte sempre più simile a un contenitore bucato da cui le voci sfuggono incessantemente
———( – il ricambio: penosamente scarso …)

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