la ragazza bionda scappa altrove
quel mettere gli altri costantemente sotto un mirino la stanca mortalmente, fiacca e intristisce persino i suoi sentimenti più caparbi …
in effetti non sorride ormai da diverse settimane
e neanche adesso, sta sorridendo

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alla fine sul ponte ci sono andata
e ne è valsa la pena





non posso scrivere
non vado a protestare sul ponte di caneva
non mi muovo e non parlo
ascolto la radio
sfoglio il giornale di due settimane fa
passo la mano sulla superficie domestica della mancanza

le foto diventeranno piccole
il quartiere si chiuderà sulla casa fino a mangiarla

del resto la città ha adottato con disinvoltura
standard apparentemente trasgressivi
trappole per idioti

nemmeno gli operai proteggono se stessi
nemmeno i malati
nemmeno le madri proteggono i loro figli

.




*
ho cominciato un paio di corsi di photoshop per cassaintegrati (quasi tutti ex-safilo)
intorno al grande edificio una campagna incerta in attesa di cementificazione e remoti skyline
(foto dal cellulare)

**
da un’amica ho comperato a prezzo stracciato alcuni vecchi libri
(nessuna prima edizione – in compenso molte macchie sulle copertine)

1. pavese – la spiaggia – 1970
2. breton – antologia dello humor nero – 1977
3. borges – altre inquisizioni – 1976
4. borges – manuale di zoologia fantastica – 1979
5. musil – pagine postume pubblicate in vita – 1970

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via carnia.la

I

Il fuco, chiamato anche pecchione, è il maschio dell’ape domestica. Nasce da uova non fecondate di ape regina feconda o vergine o dalle uova deposte da api figliatrici. Il suo corpo è grosso e coperto di peli; la ligula è corta per cui non può bottinare, ma solo assorbire il miele dai favi e deve essere nutrito di polline dalle operaie; non possiede pungiglione.
(wikipedia)

II

li guarda passare, osserva i loro cappotti graziosi, e intuisce lo sforzo compiuto per scegliere la pettinatura migliore, o il giusto paio di scarpe / coglie l’impegno elementare e commovente (tragicamente superfluo) per sembrare più gradevoli e attraenti agli occhi del mondo, oltre il perimetro dello sguardo che si specchia
vorrebbe dir loro che è tutto inutile, che le bastano pochi minuti per annoiarsi a morte e cercare l’uscita più vicina

poveri piccoli, pensa – poi si accorge che la disdetta è tutta sua, per via di quel bisogno che va oltre ogni piacevole conversazione, persino oltre la carezza lusinghiera della loro virilità che ammicca tra i discorsi
si annoia, avverte gli interruttori spenti dei suoi occhi e lascia rimbalzare altrove fiumi di parole che inevitabilmente non li accendono – rimpiange il silenzio di una stanza solitaria con un tavolo spazioso, i libri e le matite – rimpiange l’allegria sincera di una cena tra amici

la dimensione dell’incanto è proprozionale a qualcosa che lei contiene ma che non riesce a definire

III

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