penso che la mia sia una vita dai perimetri molto esigui
lo spazio tra il tavolo e la seduta
la piazza variopinta del tappeto…

eccomi ora, a nuotare nella tazza della colazione
( senza tuffi )

dotted

08-040
08-043

… si tratta di granturco – a dire il vero

.

malinconie dolci e la parentetica fortuna di rimanere fermi – per un poco – anche nel movimento
… il viaggio che si ripete moltissime volte è per caso una forma di immobilità?

] tra i sogni, quello ricorrente dell’altrimenti [

dotted

08-030
08-035
08-038

01.08

pensare a una serie di disegni più specificamente legati all’uso delle parole, ai dizionari, alla responsabilità tutta politica di garantire la comprensione dei pensieri (e dunque la loro trasmissione) / l’ignoranza è un alibi, nella maggioranza dei casi – un rifugio sicuro, lontano dall’incertezza del dubbio che assale il saggio e non l’incosciente

smontare i precetti significa legittimarne la fragile sfaccettatura, l’assenza di sicurezze

.

08-008

fotografie apparentemente semplici sottendono una ricerca  sulla visione incentrata soprattutto sul riflesso e la deriva ottica

il suo flickr
il suo tumblr



30.07
potrei mai abituarmi a questo paesaggio precario, irrisolto, selvaggio a volte com’è selvaggia la mafia? sembra di abitare un luogo appena uscito dalla guerra, dove tutti si arrangiano e lo stato è un’entità remota che neppure si è capaci di pronunciare

dotted

sono piuttosto arrabbiata e frustrata per le mie foto
non credo di essere riuscita ad andare oltre al folklore
ed invece c’era così tanto – così tanto da cogliere e da trasportare …

dotted

in spiaggia - nella radio ascolto voci a me incomprensibili che arrivano da grecia e albania

dotted

è una faccenda complicata spiegare perché non ho trovato il salento particolarmente riposante /
sarà per via della questione meridionale, un fatto di coscienza, o per le cicale, oppure per altre svariate forme di ridondanza che mi impedivano di riposare l’animo / mi sentivo sempre sotto l’effetto di qualche fenomeno stupefacente e mai completamente al sicuro, nonostante il continuo generoso apporto delle persone, i loro consigli, i favori, i racconti fantasiosi od a volte invece solidi come la storia /
inoltre, situazione spinosa, era come se mi trovassi all’estero, in un paese remoto – addirittura in un altro tempo!

linea600

forse capita, di fronte a ciò che si impone nella sua forte definizione / credo sia proprio tale forza a spaventarmi, un contesto talmente connotato da risultare incorruttibile (che in questo caso specifico potrebbe voler dire anche irrimediabilmente corrotto? … )
immagino sia normale per i turisti non aver a che fare spesso con le istituzioni locali durante le loro vacanze, ma la sensazione lasciatami da queste settimane è stata quella di uno stato atrofico, ridotto a moncherino, dimenticato o peggio, tirato in causa come pura teoria, quale facciata di un mondo completamente altro, antagonista e sotterraneo /

linea600

ci troviamo in un tipo di mondo dove l’esposizione personale è ancora impensabile, soprattutto da parte delle donne / non parlo certo di lecce, o delle famiglie borghesi dei centri maggiori / parlo del salento popolare, delle famiglie operaie o contadine, dei ceti medio-bassi che riempiono le campagne e abitano un territorio apparentemente urbanizzato ed in realtà contraddistinto dall’estetica del non finito, che incista la modernità dentro a contesti ancora molto antichi, non si capisce bene se per indolenza cronica o per cultura millenaria /

linea600

chissà che rabbia per qualcuno, sentir parlare in questo modo un forestiero, uno che viene da lontano / ma le sensazioni provate sono state così forti da non poterle frenare / quanto c’è di pregiudizio in questo?
ho cercato di partire dal territorio, dagli occhi, dall’esperienza personale / ho cercato ogni giorno di rimuovere tutto quanto appreso in precedenza in merito al sud ed agli sgradevoli luoghi comuni che tanti danno per scontati  / … è un percorso plausibile?
ciò che tento di spiegare è leggermente diverso, è il senso di insicurezza e di disagio che sopraggiunge con il semplice atto del guardare, dal camminare attraverso le città e osservare le campagne costellate di ruderi e popolate di cani randagi – dall’ascolto diretto delle voci, dei racconti /
si tratta forse di paura della miseria o della diversità culturale?
sono rientrata davvero con sollievo al nord operoso e solo apparentemente immacolato?
io questo nord non l’ho mai difeso, nè comincio a difenderlo ora – ma sono spaventata da una società che non si espone e che non prende coscienza dei propri margini, degli errori e della condizione reale /
e questa italia così distante nelle sue diverse regioni, così vicendevolmente straniera e incondivisa, mi coglie impreparata / spostarsi sul territorio non è qualcosa di facile, non si tratta di uno svago, almeno per me – diventa impegno politico e risveglia la necessità di un dialogo più intenso ed aperto tra nord e sud
niente di folkloristico …

dotted

08-026

08-027-jelloun
parole: tahar ben jelloun

sono a galatina per vedere gli affreschi nella chiesa di santa caterina
mentre cammino mi imbatto in un portone che chiude un laboratorio le cui pareti sono tappezzate di vecchi attrezzi, fotografie ed ephemera / pare di entrare in un altro tempo / mentre scatto timidamente la prima dalla strada lui percepisce il suono dell’otturatore e mette fuori la testa per guardare, mi chiama e mi prende per mano guidandomi all’interno / non posso andarmene senza aver fotografato questo, e questo – dice – guardi, guardi …

paolo realizza tappetini e tappezzerie per autoveicoli – ma nel suo laboratorio, è evidente, potete trovare molto di più

dotted



trasp
08-024-beckett
08-023a-camus 

.

un articolo di giorgio fontana sul manifesto di ieri è spunto e pretesto per alcune riflessioni in merito alla tendenza contemporanea (ma già evidente nelle parole di camus pubblicate sopra) di considerare l’artista e non l’opera, il personaggio e non il suo operato – in sintesi, l’immagine in vece della sostanza
ricordo di aver inteso nitidamente il senso della crisi culturale in atto durante una visita alla biennale veneziana di architettura, circa una decina di anni fa, quando entrai nel padiglione francese dove al posto dei progetti le pareti erano tappezzate con ritratti giganti in bianco e nero dei progettisti nazionali allora più in voga, ritratti su cui era riprodotta la loro firma altrettanto gigante …
tale scelta mondana mi scandalizzò e me ne andai disgustata, domandandomi se quello fosse un alibi per nascondere la carenza di buone architetture o se davvero fossimo giunti al punto in cui il progettista e la sua estetica personale fossero diventati più importanti dell’opera stessa

tutto questo deriva dal cinema? dalla distanza solo apparentemente breve che c’è fra il protagonista-interprete e il divo-persona?
per certi versi tumblr rappresenta un esempio di questa desostanzializzazione delle immagini e del loro contenuto: io stessa salvo spesso ritratti di grandi maestri delle arti, piuttosto che di politici od intellettuali, per l’aura che trasportano con sé – un’aura che riconosco come familiare, indipendentemente dal fatto di averli letti o studiati / l’immagine vive dunque un’esistenza a parte, di superficie e per certi versi scollegata dai contenuti,  frequentemente più intensa dei riferimenti culturali che veicola

intellettuali – ecco finalmente la controversa parola che mi ha condotta sin qui dall’articolo di fontana, dove si puntualizza la necessità di pensieri forti, indipendenti dalla verve estetica delle figure da cui tali pensieri provengono / il giovane scrittore si sofferma inoltre a riflettere pur velocemente sulla ricchezza del web e sulla necessità di trovare anche nelle letture online il risultato di uno sforzo che prescinda l’esibizionismo e il partecipazionismo di chi scrive – uno sforzo a sè stante, generato dalla volontà di mettere a fuoco dei contenuti mediante la scrittura

così la vera domanda non è di quali intellettuali l’Italia ha bisogno oggi, ma di quale pensiero. indipendentemente dalle figure che lo veicolano. indipendentemente da occhiali dalla montatura spessa, pernod su tavolini di parigi, o qualunque altro elemento che ci distolga dal solo punto chiave: il valore di comprendere razionalmente, liberamente, e criticamente, il reale.
perché sì, la mia preoccupazione più grande è che il pensiero abbia un effetto sulla realtà, e che il mestiere dell’intellettuale (ah, ancora questa parola) sia un mestiere nel senso più robusto e antico del termine. trasmettere la passione del ragionamento in una società che sta perdendo il valore dell’argomentazione.
ma come ho detto, a me gli “intellettuali” stanno sullo stomaco: non voglio altissime figure di riferimento, voglio parole che tocchino il cuore delle cose
.