ogni qual volta incrocio una donna che per qualche ragione suscita la mia insofferenza o un certo fastidio per via di un particolare comportamento, un atteggiamento o un modo di presentarsi, tendo a rimproverare me stessa, dicendomi che dovrei essere più solidale e prendere maggiormente le difese di chi appartiene al mio stesso genere, così spesso maltrattato e strumentalizzato

oggi arrivando in stazione ho messo sommariamente a fuoco una macchia umana piuttosto ingombrante e vistosa, un contrasto spiazzante di bianco fluorescente e marron castagna / avvicinandomi ho potuto vedere che si trattava di una ragazza s-vestita di bianco, pantaloni molto aderenti e un reggiseno di maglina che coprivano succintamente (e scomodamente, visto che era tutta un contorcersi a tirare e sollevare lembi e fascie) un corpo color cuoio, iper-abbronzato e costellato di piercing / su tutto troneggiava come un vistoso ciuffo di panna montata, una capigliatura grossolanamente ossigenata

mi sono ripetuta nuovamente: non essere troppo bacchettona, sii solidale con lei, e soprattutto: TOLLERANTE!
… merita davvero la mia tolleranza una donna che per farsi notare espone la sua “carne” come sul banco di un macellaio, per di più studiando a tavolino le strategie più pacchiane per raggiungere la massima visibilità? è questa che vogliamo chiamare emancipazione e libertà di espressione?
libertà di cosa, se ancora sentiamo il bisogno di esisbire la nostra “mercanzia” come si trattasse di un triste e volgare commercio? qual è il limite ambiguo tra essere libere di mostrare e mostrare per essere viste e considerate degne di attenzione? quale il confine tra libertà oggettiva e oggettuale?
siamo andate avanti oppure compiamo quotidianamente grandi patetici sforzi per rimanere indietro, ancora soggette alle più tristi regole non scritte del desiderio e dell’approvazione maschile di bassa lega, che ci vorrebbe il più svestite possibile e con molti attributi da consumare? (ma potremmo citare una serie quasi infinita di stereotipi maschili di cui subiamo l’influenza, alcuni all’apparenza perfino nobilitanti o gradevoli)

osservare quella ragazza mi fa capire che ancor oggi tralasciamo di pensare a quello che ci piace per concentrarci su quello che piace ad altri, realizzando le aspettative maschili ben prima delle nostre / peggio ancora, molte di noi smarrirscono il proprio gusto personale dentro una pozza di condizionamenti di cui ancora non ci siamo liberate, pregiudizi che continuano a imporci più o meno evidenti e grotteschi travestimenti, senza permetterci l’autentica libertà di tra-vestirci come di svestirci

cosa posso fare per cambiare la situazione? qual è il giusto atteggiamento di una donna nei confronti di un’altra donna che forse possiede meno anticorpi e si adegua inconsapevole a un mondo costruito intorno al desiderio maschile?

sono stanca, voglio rendere il mio corpo sottile e trasparente, voglio essere tutta occhi e intelligenza, cristallizzarmi in forma di un’idea; dalla mia immaterialità comincia una forma di riscatto della mia persona, della mia fragile vita tra uomini arroganti, osservando a distanza donne di cui non riesco a prendere le difese

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4 Comments

  1. bisogna accettare i diversi livelli di consapevolezza. Ognuno ha un modo di essere nel mondo, esercizio di per sè già abbastanza difficile. La nostra visione delle cose, per quanto giusta e corretta, non la si può imporre. E diventare l’agnello che toglie i peccati dal mondo, rischia di farci solo male. Anzi malissimo, oltre che inutile. Secondo me.
    Marco

  2. tu puoi avere ragione, la tua visione è consapevole ed al tempo stesso carica di tolleranza, ma la parola tolleranza è insidiosa e ambigua (il che la rende senz’altro interessante) / in riferimento alla condizione femminile, dovremmo dunque chiudere gli occhi e fare finta di niente di fronte a manifestazioni di subordinazione intellettuale ed estetica che fanno vacillare penosamente la dignità personale?
    non mi sembra una soluzione ottimale e credo che parlarne sia sempre una buona cosa, affrontare i propri dubbi / il senso di disagio socio-culturale che emana da certe figure non va ignorato
    io non metto in discussione la libertà di scelta delle singole donne, anzi, proprio perchè la difendo vorrei che tale libertà fosse autentica, e non un’illusione che sottende una penosa assenza di autonomia nei meccanismi che regolano le loro scelte

  3. penso che tu come insegnante contribuisca già a diffondere qualche elemento di formazione di coscienza critica sull’immagine, oltre a costituire un “modello femminile” non banale – però magari anche in quella sede ti accorgerai che non a tutti gli esseri umani interessa evolversi in quel senso… anche per me proporre una simile immagine di se stesse è lesivo della dignità, ma a volte forse mi dà fastidio più che altro perché lede il mio presunto buon gusto: se certe mal-vestite sembrano preda di un gusto non loro, altre sembrano piacersi così (un narcisismo ispirato a modelli televisivi, forse, ma introiettati molto a fondo – il desiderio maschile li avrà plasmati, ma c’entra ormai fino a un certo punto). non so, il mio pessimismo dev’essere arrivato ad accettare che il terreno comune della convivenza umana è veramente molto ristretto.
    la libertà – che discorso fondamentale, e complicato.

  4. rose
    credo sia molto più facile avere un’idea, almeno sommaria, di quello che non ci piace, piuttosto che riuscire a mettere a fuoco le nostre personali elezioni / e questo in genere credo valga anche per le persone più colte e consapevoli /
    quello che mi preoccupa nell’osservazione del mondo non è l’inclinazione al brutto od al mediocre (figurati, per certi aspetti ai giorni nostri si può considerare un dono, una forma di salvezza) bensì l’assenza di gusto, che forse si potrebbe definire l’assenza di interesse nei confronti del proprio gusto / aderire passivamente a degli stereotipi indica una coscienza a latere, silente, dimenticata al punto di non intendere il margine tra attivo e passivo, tra assunzione e sottomissione /

    quanto a me, ERO un insegnante (precaria)
    ora sono solo penosamente disoccupata e con scarse prospettive di impego :-(

    grazie per il commento – un saluto

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